Da R7 di Repubblica 11/2011
Navigazione, sensori e Apps ecco il mondo del dopo-pc
Multisensorialità, realtà immersiva, navigazione aumentata: la nuova frontiera del mondo digitale si è spostata ancora più in là e la carica innovativa di termini come multimedialità, Web 2.0, realtà aumentata si è esaurita, passando il testimone a una nuova generazione di innovazioni. Un esempio? Immaginate Roma, via dei Fori Imperiali, spalle a Pazza Venezia. Guardate il Colosseo, che è davanti a voi, su un display. Girate il display verso destra e vedrete l' arco di Costantino. Normale, se il display è quello di una videocamera e voi foste effettivamente lì. Ma voi non siete lì e state guardando un tablet da casa vostra o da chissà dove del mondo. Toccante un' icona e vedrete la stessa scena ma non come è oggi bensì in una giornata di duemila anni fa, ai tempi dell' impero, Potete entrare nel Colosseo, guardarvi attorno, letteralmente, girandovi con il vostro tablet in mano, e vedere cosa c' è oggi e cosa c' era allora. Tutto questo si chiama Roma Virtual History. E' un' App, è stata creata da una start up italiana, Applics e ha avuto il più bel lancio che una App abbia mai potuto avere: su un megaschermo alle spalle di Steve Jobs mentre il guru della Apple, lo scorso marzo, faceva quella che sarebbe stata la sua ultima presentazione, quella del nuovo iPad2. Roma Virtual History è anche una App tra le più care del catalogo iTunes, costa un centesimo meno di 8 euro. Ma è sono stata scaricata decine di migliaia di volte ed è considerata un best seller di livello mondiale. E' il frutto di una tecnologia denominata Bubble Viewer sviluppata dalla Applics. «L' utente è portato come dentro una bolla in una realtà diversa», spiega Roberto Carraro, uno dei soci che ha dato vita al successo di Applics. Che sintetizza così il nuovo punto di sviluppo del mondo digitale: «E' un cambiamento radicale. Il mondo digitale, dalla sua nascita fino in pratica al 2010, si basava su un software che era una metafora della scrivania e del lavoro dei colletti bianchi: le cartelle, il cestino etc. Poi con il primo iPad, tutto cambia la digitalizzazione si estende a tutti i lavori, le situazioni e gli ambienti possibili. Per esempio, abbiamo inventato un' App che crea applicazioni. Si chiama AppDoIt e permette a tutti, professionisti, piccole aziende, artigiani di crearsi facilmente le proprie Apps. Un pasticcere di Bergamo ci ha messo tutte le sue ricette e la sua App è stata per una settimana la più scaricata in Italia. Perché permetteva a tutti di seguire le sue istruzioni. Le ricette in tv sono limitanti, difficili da seguire. Con l' App invece si mette l' iPhone sul tavolo di lavoro, si seguono le istruzioni, ci si può fermare, tornare indietro, approfondire un passaggio poco chiaro. Il terminale è lì, vicino alle uova e alla farina. Insomma, la portabilità, la duttilità e i sensori aprono nuove relazioni tra noi e il digitale». I prossimi anni sanciranno definitivamente il boom delle Apps. A fine 2011 ne saranno state scaricate 29 miliardi, erano «solo» 9 miliardi l' anno scorso. Per Gartner il fatturato globale delle Apps sarà quest' anno di 15 miliardi di dollari, e raggiungerà quota 58 miliardi di dollari nel 2014. Siamo dunque appena all' inizio del nuovo mondo in cui l' avanzata del digitale non si misurerà più in pc: i vecchi computer vanno in soffitta e si entra nel mondo degli assistenti digitali. Uno dei primi campi elettivi delle prossimi applicazioni è l' auto. Siamo sull' A1 dopo Firenze e verso Bologna. Di fatto facciamo parte di una comunità di persone che sta percorrendo la nostra stessa strada. E' una comunità virtuale che per noi esiste solo perché siamo in quel posto e in quel lasso di tempo. Possiamo ricevere informazioni sul traffico da chi è davanti a noi di 10 chilometri e sapere cosa ci aspetta, se c' è un incidente, un ingorgo, nebbia. E diamo informazioni a chi viene dopo di noi. Tutto questo può arrivare tramite il navigatore dell' auto o lo smartphone. Tutto quel che dobbiamo fare è inserire i dati del nostro percorso. Se abbiamo solo lo smartphone, il terminale «sa» che stiamo guidando e ci darà informazioni solo in modalità audio perché «sa» che guidando e i nostri occhi devono guardare solo la strada. Se poi stiamo in particolare usando il nostro smartphone, e lo abbiamo autorizzato a registrare i nostri gusti per esempio facciamo spesso ricerche su ristoranti tipici o cerchiamo spesso informazioni su alimenti biologici e naturali ci segnalerà «questi» e non altri ristoranti lungo il percorso. E lo stesso vale per la tipologia di luoghi storici o artistici che ci interessano maggiormente. O gli eventi sportivi o le sagre o i concerti e così via. «E' la "navigazione aumentata" commenta Carraro che utilizza altre due tipologie di applicazioni: le cosiddette "social machine" ossia il social network delle macchine, e l' assistente tecnologico. I sensori, installati sull' auto e connessi al navigatore, può avvertirci se ci stiamo avvicinando troppo a un ostacolo, o alla macchina precedente». Tutto questo è probabilmente il primo vero fattore di rischio per il quasi monopolio di Google. «Finora noi abbiamo usato il mondo digitale principalmente come impostazione di ricerche fatte da noi stessi chiosa Carraro Con le Apps noi ci limitiamo a impostare dei parametri e sono le applicazioni che fanno le ricerche e ci presentano solo i risultati. E' quello che intendeva il direttore di Wired Chris Anderson quando ha lanciato il suo "il Web è morto". Chi invece con le Apps sta ritrovando un suo ruolo è proprio la figura economica che fino a poco tempo fa sembrava dover subire grazie ad Internet un declino inarrestabile: quella degli editori. Roma Virtual History, per esempio, è di fatto un prodotto editoriale della Mondadori. «Noi spiega Carraro Applics, siamo gli autori. O meglio, siamo i designer digitali di un prodotto. L' editore, come fa con un libro, lo promuove e ne cura la distribuzione. Con il vantaggio di non avere costi di produzione, la stampa delle copie». Vista così, dovremmo smettere di parlare di fenomeni come iTunes come di misteriosi AppStore e chiamarli per quello che in effetti sono e come di fatto li chiama Carraro: «Sono "edicole virtuali"». Apps e editoria sono dunque destinati a legarsi sempre di più. E infatti Applics ha preso parte alla recente Fiera del libro di Francoforte: il regno incontrastato della carta stampata e rilegata ha aperto le porte al digitale. «Vi abbiamo presentato diverse piattaforme per la conversione digitale dell' editoria spiega Carraro Una, Viewer Plus, è uno sfogliatore touch evoluto. Un' altra è Mycromags: un aggregatore multimediale di notizie personalizzabili con il quale abbiamo già realizzato per Fiera Milano la App "World Food Magazine", rivista personalizzabile pensata per gli operatori del settore alimentare». Ecco, le riviste digitali sono così: non ce n' è una sola versione ma tante versioni quanti sono i lettori: ognuno deve potersi organizzare i contenuti nella gerarchia che preferisce. In questo mondo digitale l' Italia avrebbe le carte in regola per giocare un ruolo di primo piano: «In fondo le Apps non sono che la traduzione digitale di bisogni a cui si risponde creando assistenti tecnologici è il giudizio di Carraro E non è forse questa la specialità italiana? L' attenzione agli stili di vita e a ciò che serve per realizzarli. Noi non siamo forti nella tecnologia di base ma nel design tecnologico sì. Ma dobbiamo colmare i ritardi: in Francia Internet vale oggi l' 8% dell' occupazione, da noi appena la metà». E si dovrebbe partire dalle scuole: il liceo Filippo Lussana di Bergamo, ha lanciato lo scorso anno una sperimentazione in una classe: via libri e quaderni e tutto sui tablet. E' andata benissimo e quest' anno sono ripartiti con 520 studenti e 30 docenti che hanno accettato la sfida della produzione di strumenti didattici digitali: ossia, le lezioni si fanno aggregando contenuti, il libro di testo si costruisce letteralmente in classe pescando dalle biblioteche digitali condivise nel Cloud. - STEFANO CARLI
Nessun commento:
Posta un commento