giovedì 19 luglio 2012

per una nuova filosofia dell'immagine


Per una nuova filosofia dell'immagine


L'uomo è l'unico essere vivente che produce immagini. Non esiste in natura nessun organismo che  ha la facoltà di riprodurre sia quel che  vede intorno a lui  sia quello che vede all'interno della sua mente. È una facoltà unica che tra l'altro non tutti  hanno e che  nelle società umane viene appunto paragonata ad un dono. Quante volte abbiamo descritto una persona che disegna come colui che ha la fortuna di avere il dono del disegno.   Con queste riflessioni  inizio una approfondita ricerca sulle immagini e in particolare su quelle digitali, cercherò di descrivere  la loro struttura, la loro forma, il loro contesto e soprattutto di analizzarle sotto una prospettiva  epistemologica e ontologica.  Il motivo che mi spinge ad un impegno così pesante è la consapevolezza che in questi ultimi decenni, con l'affermarsi di una cultura digitale, la produzione di diverse e soprattutto nuove tipologie di immagini da parte dell'uomo si è  evoluta in maniera esponenziale. Mi sembra di fare una cosa utile nel cercare di catalogare e fare ordine in questo nuovo paradigma visivo per diversi motivi.
 Il primo motivo è  un passione  personale verso la filosofia  e  come creatore di immagini  penso di avere le competenze adatte per analizzare e  capire la materia di cui sto trattando.
Il secondo motivo è che,  uno studio epistemologico  aggiornato e approfondito sulle immagini disegnate non  sia ancora stato scritto; di conseguenza, credo  sia  fondamentale e utile  tentare di scriverne uno per coloro che, come me, creano, producono, commerciano immagini e  conoscere così la nuova situazione che si sta creando nel vasto  mercato delle immagini.
Infine il terzo e ultimo, molto importante, è  che  viviamo in una nuova tipologia di società, quella che molti già definiscono informazionale, dove la merce principale è l'informazione. Dunque, conoscere  a fondo le caratteristiche di questa preziosa merce  mi sembra un grande aiuto per essere dei  protagonisti e non solo dei consumatori in questa  nuova realtà sociale in cui ci troviamo.


1.1

Prima di descrivere e analizzare le varie tipologie di immagini digitali, mi sembra fondamentale iniziare il nostro lungo viaggio nel definire in maniera approfondita l'oggetto della nostra ricerca: l'immagine.
Sotto l'aspetto ontologico, l'immagine la possiamo collocare tra i vari manufatti dell'uomo. È un oggetto che chiaramente non nasce in natura, ma ha una sua fisicità e presenza tra gli oggetti fisici e di conseguenza la possiamo catalogare tra i manufatti, cioè la sua esistenza dipende dalla facoltà umana di creare oggetti. È il prodotto di una rappresentazione, cioè di un pensiero. Il termine rappresentazione è qui considerato sotto un aspetto epistemologico, tra l'altro descritto in maniera precisa da M. Ferraris nel suo eccezionale saggio "Perché è necessario lasciare tracce". Ferraris scrive:

 "... avere rappresentazioni è la condizione dell'agire e del pensare, che sono le caratteristiche generalmente attribuite ai soggetti. Ogni agire è in vista di qualche cosa, cioè presuppone di rappresentarsi un obiettivo; ma la rappresentazione sta alla base del pensiero, e del fatto di possedere dei sentimenti, delle speranze e delle sofferenze, tutte caratteristiche degli uomini (e in parte di certi animali) e non delle cose. Il pensiero, infatti, è sempre pensiero di qualche cosa: un qualcosa che possiede, nella mente di chi pensa, quello che i filosofi chiamano <in-esistenza intenzionale>, ossia che, in parole povere, esiste come rappresentazione. E così pure il desiderio o il timore, l'amore o l'odio, e insomma tutta la gamma dei sentimenti hanno bisogno di immagini..." 

e subito dopo ne trae la conclusione:

".... Una conseguenza cruciale del possedere rappresentazioni è che tra due soggetti è possibile reciprocità, diversamente che tra due oggetti o tra un soggetto e un oggetto...."

Dunque le immagini funzionano per questa grande proprietà che ha l'uomo: il riuscire a oggettivare delle rappresentazioni che a loro volta creano reciprocità con altri soggetti simili.
Infatti una immagine creata dall'uomo funziona solo tra gli uomini.
La Monnalisa di Leonardo di fronte ad un gatto non provoca nessuna reazione, figuriamoci di fronte ad una rosa o ad un insetto.
 Le immagini  sono rappresentazioni della nostra mente che prendono l'aspetto di oggetti fisici, ma con caratteristiche alquanto particolari. Sono dunque oggetti fisici ma sono riconosciuti solo dagli uomini, sono oggetti che Ferraris classifica come oggetti sociali e che colloca nella sfera epistemologica degli oggetti.



 1.2

Sfera ontologica ed epistemologica.

Sempre seguendo la descrizione di Ferraris, e individuato a quale categoria di oggetti si possono collocare le immagini, si presenta un'altra domanda: in quale sfera filosofica collocare un'immagine disegnata. E proprio in questa scelta affiora la natura ambivalente delle immagini. Se come oggetto fisico è indubbiamente collocabile nel recinto ontologico, come oggetto sociale rientra con la  stessa misura nella sfera epistemologica.
Dunque la conclusione è che c'è da separare le immagini percepite dalle immagini create. Percepire una immagine è un fatto fisico. Mentre cammino e svoltando un angolo mi imbatto in un enorme manifesto con immagine, non posso far altro che vederlo al momento. È un'azione fisica dei miei occhi e di tutto l'apparato visivo, la mia coscienza, la mia intenzionalità non è coinvolta. Ma se io decido di creare quella immagine per una agenzia, è chiaro che è una elaborazione della mia mente, una esecuzione di una mia rappresentazione e dunque rientra nella categoria di una esperienza. E questo significa entrare completamente nella sfera epistemologica. Attenzione che questa distinzione sembra banale ma è invece fondamentale per capire di che cosa stiamo trattando. La percezione delle immagini e la creazioni di immagini sono due campi di indagine vasti e complessi e soprattutto ben distinti.  Iniziare  (continua)



          



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