IL PROBLEMA DEGLI ORIGINALI
Dopo avere analizzato le caratteristiche presenti e future di come sono
e potrebbero essere gli e-drawing nello scenario editoriale elettronico
si presenta il problema, già accennato all'inizio, di cosa è un originale
nel contesto della realtà digitale. Se ogni file di immagine può essere
considerato un originale a s'è ed indistinguibile dal file che
l'illustratore ha prodotto per la stampa o nel caso di un e-book per la
'messa in rete' è anche vero che così non è. L'illustratore crea la sua
immagine con determinati software che mantengono sia i vari livelli
che compongono il disegno, sia la memoria storica di ogni suo
movimento nel fare quel disegno (scrip). Solo successivamente per
questioni di memoria e di peso del file che i livelli e i passaggi del
disegnare vengono uniti e di fatto annullati in un unica immagine che
potrà essere ripetuta. Esistono dunque dei file unici che potrebbero
essere considerati i veri originali e che potrebbero avere un loro
valore. Ma la cosa incredibile è che seguendo questo ragionamento
non è più il risultato finale e cioè l'immagine ma il suo fare, l'atto del
compiere, il gesto memorizzato che prende valore e l'autorità di opera
d'arte. Per la prima volta il valore estetico di un immagine passa dal
prodotto finale di un fare al fare stesso, alla tècne.
Il problema è a chi possa servire o piacere di avere un file unico da cui
sono state riprodotte migliaia di copie. La questione allora va forse
postulata in maniera differente. Perché un originale di un immagine,
sia artistica o illustrativa, ha un valore differente dalla sua copia?
Evidentemente perché i colori di un originale hanno qualche cosa in
più rispetto alle sue copie. Non ci sono paragoni per esempio nel
percepire dal vero la divina armonia dei colori di un quadro di
Tiziano a confronto di una sua copia anche se pur perfetta di un suo
allievo o una copia in digitale dal più alto livello di risoluzione.
Nel campo dell'immagine fino ad ora l'originale era irripetibile anche
con la più avanzata tecnologia. Quando l'autore spalma la materia dei
pigmenti sulla tela o sulla carta, il risultato a cui perviene non è
riproducibile completamente. Non esiste tecnologia che possa
riprodurre i milioni di atomi che strato su strato portano a far vibrare
la luce in quella determinata maniera. Infatti anche il falso più
perfetto può essere smascherato e sensitivamente chiunque percepisce
una sostanziale differenza ogni volta che vede un originale e lo
confronta con la sua copia fotografata ad alta risoluzione sul catalogo
stampato sulla carta migliore. L'originale è tutta altra cosa. Ha
qualche cosa in più che non sappiamo decifrare.
Ma ora nella realtà digitale, l'autore di una immagine non usa più la
materia, costruisce i suoi rapporti di colore, le sue armonie
cromatiche, le sue forme con qualche cosa che solo ora si può
riprodurre fedelmente, in ogni singolo atomo che in questo caso si
chiama pixel o bit del suo computer. I rapporti binari che lui mette in
gioco sono alla radice rapporti numerici e quindi perfettamente
ripetibili.
È la scomparsa dell'originale! Ma niente panico. È da secoli che un
altra forma d'arte continua a creare opere meravigliose trasmettendo
comunque sensazioni profonde e senza bisogno dell'originale, è la
musica! Un opera di Mozart o una canzone di Hendrix riprodotte su
vinile o su cd ha la stessa forza se suonate dal vivo dal loro autore, lo
spartito originale scritto di loro pugno in effetti interessa solo agli
storici o agli amatori di cimeli. Il loro valore è di come hanno
rapportato le note tra loro. E il fatto che le loro sinfonie sono basate
solo su sette note e con determinati rapporti matematici, consente
teoricamente di potere ripetere la stessa sinfonia come fu suonata la
prima volta. Teoricamente, perchè poi ogni esecutore ci mette una
interpretazione tutta sua e che fa la differenza, però in questo caso non
ci sono milioni di particelle di colore da sistemare in un determinato
spazio per ottenere la copia perfetta. Ora al creatore di immagini si
prefigura la stessa realtà, le sue note sono i pixel digitali e la sua opera
può essere suonata da qualsiasi e-reader in maniera identica da come
lui l'ha composta con il suo computer.
La conclusione è che con la realtà digitale finalmente il valore
dell'immagine si libera dal sua ancora originale e può trasmettersi
liberalmente ogni volta, come esattamente si incidono le note di una
emozionante musica sulla superficie di un DVD.
Il problema che ora rimane aperto sono appunto i diritti di
riproduzione delle immagini e di come possano essere fruiti dagli
autori.
Ma a ben vedere anche se la realtà del digitale ha cambiato tipologie
di disegni, rapporti con gli editori, procedure lavorative, il primo
passaggio di un opera tra un creativo e un soggetto che utilizza il suo
lavoro c'è sempre. Che sia su carta o in formato digitale nel momento
che il disegno esce dal mio computer per essere proposto ad un editore
o a un altro soggetto per essere stampato o messo in rete, quello
potrebbe essere il momento di accordarsi sul compenso. Una volta
che il file è in rete non esiste più come originale, come detto prima
ogni sua copia è un originale e sarà l'editore a doversi preoccupare di
difendersi dalla pirateria, come d'altronde fanno già le case
discografiche o cinematografiche.
Un altra soluzione ma che c'era anche prima del' e-book, è il
riconoscimento delle royalty.
Giulio! Com'è andata a Fosdinovo? Speravo di leggerlo stamattina sul tuo blog... Attendiamo il tuo racconto...
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