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Lei è presidente dell'Associazione Illustratori e docente presso l'Istituto Europeo di Design di Milano.
Una domanda che sorge subito spontanea prima di ogni altra è: come definisce il termine illustrazione.
R.
Sono stato presidente dell'associazione illustratori dal 1992 al 1998 , in pratica ho coperto la carica triennale per due volte e devo dire che è stata una esperienza veramente formativa, ma è anche giusto che le nuove generazioni abbiano la possibilità a loro volta di cimentarsi in questi ruoli e così ho preso la decisione di non ricandidarmi. Per quanto riguarda invece la mia lunga esperienza in diverse scuole di Milano (la città in cui sono nato) con molto rammarico ho dovuto lasciarle per il trasferimento di città per motivi famigliari, un rammarico però ricompensato dal luogo dove ora mi trovo a vivere e lavorare: in Toscana, in riva al mare con alle spalle le Alpi Apuane, e questo grazie alla rete di internet e all'avvento dell'era digitale.
Chiusa la parentesi personale, veniamo alle domande specifiche. Come definisco il termine illustrazione. La parola illustratore non mi è mai stata molto simpatica, mi ricorda un termine ottocentesco, nel periodo in cui noi ci troviamo mi definirei più come "creatore di immagini" anche perchè, nell'era del digitale, i confini tra le figure professionali il cui prodotto è l'immagine si è molto assottigliato. Un fotografo interviene ormai in maniera massiccia sul suo scatto fotografico. La sua fotografia la elabora, la filtra, rimuove dettagli, insomma la manipola a tal punto che non so se ancora la si può definire fotografia pura. Anche l'illustratore in certi casi parte da una documentazione fotografica per elaborare direttamente la sua immagine. Si trovano incredibili lavori eseguiti con Photoshop che si potrebbero definire ibridi, un mixer tra foto e illustrazioni. Basta vedere cosa produce l'industria cinematografica di fantascienza, paesaggi o scene tipo Avatar non saprei proprio come definirli, anche il grafico in certi casi si ingegna a elaborare immagini partendo da diversi fonti visive con software sempre più intuitivi. Sono tutte figure professionali che producono lo stesso prodotto con software differenti. I loro attrezzi del mestiere si sono dimezzati ma tutti quanti eseguono in comune il grosso del loro lavoro con il computer. In effetti sto preparando un saggio su questo tema, dove appunto arrivo alla conclusione di identificare le immagini come "informazioni visive" cercando così di definire il senso della parola "originale" di un immagine nella realtà digitale.
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Il suo libro "E-drawing" è un saggio che si interroga sui nuovi possibili risvolti del fare illustrazione nell'era digitale. In particolare nel suo libro definisce proprio col termine "e-drawing" la nuova illustrazione digitale. Ma come definisce questa nuova illustrazione rispetto alla precedente cartacea? Quali sono le sue potenzialità? Quali le sue applicazioni?
R.
La grande differenza che descrivo nel mio piccolo saggio "e-drawing" tra le illustrazioni su supporto cartaceo e realtà digitale è semplice. La caratteristica che unisce tutte le immagini precedenti l'avvento del computer e sopratutto la nascita dei nuovi e-reader tipo l'ipad è la loro inamovibilità. Ogni tipo di illustrazione stampata su carta, incisa su lastra, dipinta sulla parete di una caverna ha la caratteristica di non poterla più muovere dal suo supporto, non è più modificabile. Rimane eterna come il suo supporto e ripeterà il suo messaggio immodificabile legata alla esistenza di esso. La grande rivoluzione epocale aperta dall'uscita del'ipad che è avvenuta solo un anno fa,ha portato per la prima volta tra le mani dell'uomo uno strumento di lettura dinamico. I testi e le immagini si muovono, si possono spostare, interagiscono con il lettore. Le immagini contenute nei nuovi device hanno due rivoluzionarie novità:il dinamismo e l'interattività. Nel mio saggio ho cercato di analizzare e descrivere le varie tipologie di questi dinamismi e interattività. L'interattività soprattutto non solo con il lettore ma con il contenuto del libro, cioè il testo scritto. Mi spiego meglio. Esiste negli e-book (ma ancora di più nelle Apps), una interattività diretta, evidente con l'immagine e cioè quando il lettore con il suo tocco decide di ingrandire, spostare, colorare attivare una animazione; ma c'è anche un'altra interattività ed è quella tra testo e immagine.
Nel prodotto cartaceo, l'unica interattività della mia immagine con il testo scritto era la sua collocazione all'interno della pagina. In parole povere, io illustratore avevo solo un alternativa di far interagire la mia immagine con il testo ed era semplicemente di mettere l'immagine vicina alla frase scritta a cui mi sono ispirato. Ora questo rapporto testo-immagine è più diretto. Se devo illustrare una scena dove il tenente Colombo si accende il suo famoso sigaro in un ambiente oscuro e minaccioso, l'immagine cartacea aveva solo un unica possibilità: o illustravo l'ambiente oscuro o il volto del tenente illuminato dalla fiamma del fiammifero. Nella realtà nuova dei device ora io posso illustrare un ambiente oscuro, calcolare il tempo di lettura per arrivare alla scena dell'accensione della fiamma, far modificare con una lenta animazione la mia immagine nello stesso tempo e far così apparire il volto del tenente proprio in quel momento che leggo la scena, dopodiché ritornare all'immagine di partenza.
L'interattività tra testo e immagine è diventata più diretta. Un altro esempio: In una illustrazione dinamica per un e-book dovevo rappresentare la scoperta del nuovo mondo, dove Colombo (lo scopritore) naviga verso le Americhe con le sue caravelle. In questo caso ho calcolato il tempo di lettura e ho fatto apparire nel mio disegno la nuova terra esattamente mentre leggevo il grido della vedetta "terra!!!". Sono piccoli esempi di come sia cambiato il rapporto tra testo e immagine.
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