martedì 9 agosto 2011

spazio e struttura nelle immagini digitali

continuo la pubblicazione di alcuni stralci del prossimo saggio,.... e successivamente riprenderò i lavori in work in progress, mi sono stati fatti molti incoraggiamenti a riprenderli.





Spazio strutturale: immagini in 3D

di Giulio Peranzoni




Oltre alla perdita della casualità materica, le immagini nate in
digitale devono rinunciare ad un'altra fondamentale caratteristica,
la loro spazialità, il rapporto con le proprie dimensioni.
Un elemento comunicativo essenziale di un immagine è anche la
sua dimensione. L'emotività di una informazione visiva è veicolata
principalmente su tre binari: il contenuto dell'informazione, il suo
cromatismo e le sue dimensioni. Se le prime due sono basilari
all'informazione stessa, la terza non è di poca importanza. Nel
suono sono i decibel che danno la potenza del suono stesso, nelle
immagini è la dimensione che porta una emozione in più. La
Cappella Sistina lascia a bocca aperta e senza fiato quando la si
vede nelle sue dimensioni reali, crea ammirazione quando è
riprodotta nella dimensioni di una stampa.
Le immagini digitali hanno dunque il triste limite che oltre alle
dimensioni di un tablet o di un monitor non possono uscire. Questa
mancanza di pathos dovuto alle ridotte dimensioni, per le immagini
è un grosso problema. Forse oggi, inconsciamente, gli autori di
immagini digitali cercano il coinvolgimento spaziale del lettore
utilizzando una nuova tipologia visiva che è nata negli ultimi
decenni, e che è una tipologia totalmente digitale: il 3D!! Dalla
superficie si passa alla profondità!
Il suo successo è probabilmente dovuto anche a questa esigenza di
colmare le ridotte dimensioni spaziali delle immagini.
L'importanza della superficie di un immagine è dimostrata da un
fenomeno sociale dello scorso secolo. Con la nascita della
televisione negli anni cinquanta, di fatto le immagini entravano
(ridotte) in tutte le case e in quel periodo c'era la fondata
preoccupazione che l'industria del cinema sarebbe entrata in una
crisi irreversibile. Ma questa evenienza non successe. I due
maggiori medium di immagini hanno convissuto felicemente fino ad
oggi. Perché? Probabilmente è la forza e il fascino delle dimensioni
di un immagine su un grande schermo che ha sempre attirato in
ogni caso il grande pubblico, mentre il successo della tv è dovuto
alla comodità di averla in casa propria. In effetti bisogna riconoscere
che vedere un film come Avatar sul grande schermo e vederlo in
una tv in 3D anche se su uno schermo di 41 pollici, la differenza è
notevole.
Quello che gli autori di immagini digitali dovrebbero cercare in un
prossimo futuro è colmare questa mancanza di rapporto
dimensionale tra immagine e lettore, un coinvolgimento tra lui e la
superficie visiva e questa non può che essere nella profondità
dell'immagine. Grazie alla tecnologia del 3D la profondità di un
immagine digitale è illimitata ma è sempre vista dalla piccola
finestra di un tablet o di un video. Per avere un coinvolgimento
completo bisogna ancora aspettare che l'immagine in 3D esca dalla
sua gabbia e si posi sul vetro dello schermo come un miraggio, o
meglio ancora, che un casco virtuale trasporti il lettore all'interno
dell'immagine e cambi così la proporzione tra esso e ciò che sta
vedendo.
Il rapporto di scala tra lettore e immagine è fondamentale e nelle
nuove tipologie di disegni digitali e questa questione va affrontata.
Per risolvere il problema ci si potrebbe orientare verso tre possibili vie di
soluzione. La prima l'ho accennata precedentemente  e cioè entrare
virtualmente nell'interno dell'immagine con il 3D, la seconda è
l'estrapolazione dell'immagine dal suo contenitore e la sua possibile
proiezione, la terza è la possibilità di far cambiare in maniera
consistente le dimensioni del proprio tablet per fruire in maniera
adeguata i diversi prodotti editoriali. Un grande libro illustrato non
dovrebbe adattarsi alle dimensione del tablet, ma al contrario è il
tablet che si deve adattare alle dimensioni di ogni libro....

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