lunedì 21 marzo 2011

nativi digitali,...aggiunte alla riflessione precedente

Ho aggiunto alcune nuove parti sul post precedente. Come nei disegni, anche gli appunti diciamo "teoretici" sono un work in progress, sono delle riflessioni dovute a stimoli o suggerimenti che giorno dopo giorno mi spingono  a ragionarci su. Poi, quando sarà il momento cercherò di riorganizzarli in un testo che abbia una logica continuità. Per ora li metto a disposizione di chiunque nella speranza di avere suggerimenti  o scambi di opinioni. buona lettura







Una riflessione sulla cultura visiva dei digital born.

di G.Peranzoni/ 03/11



Le nuove generazioni definite ormai come digital born o nativi digitali hanno caratteristiche culturali e percettive molto differenti dalle generazioni precedenti. Paolo Ferri nel suo libro "nativi digitali" descrive in maniera completa e precisa  le loro caratteristiche e la loro formazione, ma soprattutto la loro intelligenza digitale.
Le nuove generazioni si stanno formando in maniera completamente diversa dalla nostra, come accennato da Paolo Ferri:

....." questa generazione, i nativi digitali, mostra comportamenti di comunicazione e apprendimento diversi dalle generazioni precedenti; in particolare, apprende attraverso schemi, icone, suoni, giochi, "navigazioni" virtuali e in costante contatto telematico con il gruppo di pari....." e ancora ......" i nativi hanno a disposizione una grande quantità di strumenti digitali di apprendimento e comunicazione formativa e sociale. Molti strumenti hardware: note-book, tablet, iPad  consolle connesse a internet , ebook, iPod, smartphone, social network come facebook o myspace, messanger youtube, Skype....."

È ormai certo che il loro linguaggio di comunicare è un nuovo linguaggio culturale completamente autonomo da quello precedente. Il loro stile cognitivo nasce da una realtà senza radici.
Proviamo a vedere come e perchè l'aspetto culturale di queste future generazioni  sono così diverse dalle precedenti. Le nostre competenze e in generale la nostra cultura sono state il frutto di passaggi lenti e meditativi sui libri cartacei  e soprattutto con  la mediazione di figure ben definite: prima i genitori poi gli insegnanti di vario grado. È grazie a loro che ci hanno passato e tradotto il sapere precedente. È per merito di una   figura umana, maestro, genitore, tutore, che il sapere è passato di generazione in generazione.
 La  formazione di questi ' tutor'  e le loro opinioni sono state anche un filtro culturale e interpretativo. Ma soprattutto il passaggio dei saperi avveniva in verticale, in una forma gerarchica. La cultura che la nostra generazione gutemberiana  (come la definisce Ferri), ha acquisito dalle  precedenti,  ha due aspetti comuni: la verticalità del passaggio e il mezzo o il media con cui questo passaggio veniva effettuato. In parole più semplici, tutte le nozioni che hanno formato il mio sapere mi sono state trasmesse fin dalla nascita da persone che gerarchicamente erano al di sopra della mia persona: i genitori prima, e a seguire  il maestro elementare, il professore, l'istruttore, in alcuni casi il prete, e altri soggetti formativi, e in questa maniera anche le generazioni precedenti.
 Era un passaggio che veniva calato dall'alto, in senso verticale e singolarmente con un codice uniforme (orale per i primi anni e scritto per il resto) utilizzando un media collaudato da più di 500 anni e cioè il libro cartaceo.La nuova generazione al contrario ha una formazione diretta, cioè in senso orizzontale. Anche i nativi digitali acquisiscono le nozioni principali, di base, nella stessa maniera precedente ma già nei primi anni, quando raggiungono una autonomia motoria e cioè verso i 4-5 anni,  i digital born completano e approfondiscono le loro nozioni  e conseguentemente  plasmano il loro cervello in maniera orizzontale, nuotando in questo oceano del sapere umano che è internet!  Così la loro formazione culturale si sta formando senza intermediari e in maniera non gerarchica. Citando ancora Paolo Ferri e il suo testo

:... I nativi sono differenti da noi perchè vivono in un ecosistema mediale che co-evolve più con la loro vita familiare e sociale, che con la scuola e i sistemi formativi, dove l'utilizzo delle tecnologie risulta meno produttivo ....
E ancora

....." i nativi digitali apprendono per esperienza, il loro è un learning by doing inconsapevole e naturale, costruiscono la loro esperienza non linearmente ma per successive approssimazioni secondo una logica che è più vicina a quella "abduttiva" di Peirce, che non quella induttiva di Galileo o a quella deduttiva di Aristotele che caratterizza lo stile di apprendimento delle generazioni precedenti.
È con questa tipologia di nuovi lettori che dobbiamo fare i conti. Scuola, istituti di formazione, il mondo del lavoro, l'industria culturale e dunque il settore editoriale e le figure professionali che lo compongono.

I creatori di immagini sono le figure professionali più coinvolte a studiare e cercare di capire questa nuova realtà. La loro tipologia di apprendimento, il learning by doing, per essere efficace ha bisogno di codici di lettura molto veloci e immediati, è per questo che il primato delle immagini sullo scritto ha sempre più fondamento. I tempi di apprendimento dei digital born sono veloci, immediati, il loro learning by doing ha la necessità di dover essere capito al volo per informarsi. Non c'è tempo per leggere lunghe pagine scritte, l'ideale per loro sono messaggi visivi e sonori.
Il loro codice non è più solo il testo scritto, ma è una somma di codici. La realtà digitale glielo permette. La dinamicità dei nuovi device gli consente di miscelare lo scritto, il sonoro, e il visivo. Ed è proprio per questo che nasce la necessità, per chi crea immagini, di capire come sono le caratteristiche del codice visivo di queste nuove generazioni.
Illuminante è una conclusione a cui arriva P.  Fabbri

...." è con questa razza in via di apparizione che dovranno confortarsi prima la scuola e i sistemi formativi, che sono già popolati, almeno nei paesi occidentali, dai nativi ; ma molto presto anche il mondo del lavoro e della produzione, oltre che quello dei servizi e dell'industria culturale, a partire dall'editoria. I nativi sono i cittadini, i lavoratori e i consumatori di domani... Non si tratta di nuovi barbari, sono semplicemente diversi.... Solo comprendendo i loro nuovi stili  di " accesso" al mercato e ai servizi sarà possibile la definizione di nuovi modelli di business e di erogazione di prestazioni sociali e formative. Solo osservando attentamente gli stili comunicativi sarà possibile ridefinire le tipologie di prodotti, i contenuti, e gli asset digitali e i prodotti che avranno successo."....

 Se  non ci sintonizziamo con questa nuova generazione e impariamo i loro nuovi codici di trasmissione delle informazioni rischiamo di produrre dei prodotti culturali che non verranno nè capiti ne usati.
È fuori di dubbio che la percezione visiva delle immagini impresse sul cartaceo è lontana anni luce dalla percezione visiva di immagini digitali, e nel mio libro ho cercato di mettere in chiaro le varie differenze, ma più alla radice di questa analisi c'è da indagare un altro aspetto fondamentale: la percezione visiva delle immagini tra le generazioni gutemberghiane e la nuova digital born.
Il salto culturale di apprendimento, di formazione e di percezione è per la prima volta netto, tra noi e loro non c'è una continuità, un passaggio graduale mediato da professionisti della cultura e della formazione. Le immagini che finora hanno popolato il nostro universo visivo attraendoci e stimolandoci prima su supporto cartaceo e poi su supporto digitale con determinati parametri e strutture grafiche sono ora immagini scariche ai loro occhi.
Una animazione di Calimero, o un cartone come Biancaneve della Disney è un linguaggio visivo che si potrebbe paragonare all'italiano di Dante parlato oggi. I nativi digitali parlano con immagini molto più dinamiche, il 3D è la loro grammatica, i colori retroilluminati in rgb sono il materiale con cui plasmano i loro sogni.
Il famoso trattato di Rudolf Arnheim " arte e percezione visiva" va riscritto radicalmente. La percezione delle forme, dei colori, delle varie tipologie di atmosfere visive, ma anche gli ambienti e la loro illuminazione, il trattamento delle ombre, le strutture grafiche delle immagini, sono tutti parametri che sono completamente cambiati.
La percezione visiva delle generazioni gutemberiane è molto differente da quella dei digital born. La percezione visiva pre-digitale infatti nonostante i vari stili e cambiamenti delle diverse epoche, aveva un elemento comune che la unificava e cioè il supporto su cui venivano impresse le immagini: la carta. I toni delicati di un acquerello hanno una risposta visiva e percettiva perfetta se riprodotte su un supporto cartaceo. Non solo, ma a seconda della qualità della carta e delle sue caratteristiche,  le vibrazioni cromatiche cambiano a seconda della esposizione alla luce reale. I toni delicati dei bruni, dei grigi e dei colori pastello di una tavola di Roberto Innocenti riprodotti in digitale sono un altra cosa, la loro informazione cromatica è molto differente. Ma anche la loro  lettura è diversa. L'immagine su carta ha una diversa forma di lettura da quella digitale, è più meditativa, il cartaceo mi permette di dilungarmi nel tempo a guardare l'immagine di fronte. Il digitale no. Come ho descritto nel mio libro "E-Drawing" le immagini dei nuovi device sono dinamiche, veloci, interattive e retroilluminate. Il loro cromatismo appunto perchè è illuminato è potente, non dipende dalla illuminazione esterna, non dipende dall'assorbimento del materiale su cui viene riprodotto, è autonomo. Quando apro un e- book sul mio iPad, il primo istinto che provo non è quello di scoprire i dettagli e le sfumature del disegno, ma quello di toccare con il mio dito diverse parti dell'immagine per scoprire se succede qualche cosa. La sensazione cromatica è immediata. Non mi devo spostare verso una fonte di luce diversa per scoprire nuovi effetti o dettagli. Usando una metafora giornalistica, l'immagine digitale non è un lungo articolo, è un titolo a caratteri cubitali!  Inconsciamente io so che di fronte ad una immagine digitale le informazioni cromatiche che ricevo sono quelle che vedo immediatamente, non perdo tempo a guardarle per una decina di minuti come quelle cartacee le quali a seconda di come erano illuminate mi davano diverse letture.
L'esigenza della mia mente di fronte ad una immagine digitale non è più quella meditativa della carta, ma una esigenza di nuove informazioni che potrebbero esserci nella dinamicità del mio device che ho sottomano. La mia mente ha imparato che una immagine digitale può nascondere o meglio contenere altre possibilità di lettura e di approfondimenti. E se da migrante digitale ho già acquisito questo stimolo ormai meccanico, figuriamoci un nativo digitale la cui percezione è nata fin dall'inizio in questa nuova tipologia di lettura. Il motivo è facilmente intuibile e per spiegarlo meglio prendo  ancora spunto dal libro di Fabbri:

...il nuovo stile cognitivo dei nativi è molto simile alla cultura partecipativa descritta da Jenkins. Cooperano e apprendono on-line secondo le regole dell'etica hacker: gioco, condivisione, gratuità, cooperazione. Piuttosto che interpretare, configurano;   piuttosto che concentrarsi su oggetti statici vedono il sapere come un processo dinamico   di
 co-costruzione. Piuttosto che essere spettatori, sono attori e autori, personalizzando in questo modo l'apprendimento....

 È per questo motivo che i gli e-book sono così in simbiosi e funzionali ai digital born. Le caratteristiche dei nuovi reader device rispondono in maniera perfetta alle caratteristiche della loro cultura partecipativa: dinamismo e interattività e di conseguenza anche le immagini in esso contenute.
Gli e-drawing sono prodotti visivi che sfruttano in maniera ottimale le caratteristiche dei nuovi tablet, ma non per esigenze ludiche o sperimentali ma perchè rispondono perfettamente alla esigenza della cultura partecipativa dei digital born. Il poter muovere quello che si vede, poterlo roteare, entrare dentro nell'immagine, manipolarla fa parte della costituzione mentale dei nuovi nativi digitali.

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