SALVIAMO GLI ORIGINALI
Virtuale e
materico nelle opere d'arte
di
GIULIO PERANZONI
Virtuale e reale, digitale e materico, la contrapposizione di queste due realtà sono alla base di
una enorme rivoluzione culturale che da diversi decenni ci ha investito,
soprattutto per quanto riguarda quel vasto universo visivo delle immagini.
La digitalizzazione del sapere ha portato alla luce un nuovo paradigma
visivo, con le sue meraviglie ma anche con diversi dubbi e preoccupazioni.
Già nella metà del secolo scorso W. Benjamin aveva portato la sua
riflessione profonda sulla riproducibilità dell'opera d'arte e sulla
perdita della sua "aurea",
cioè del suo "hic et nunc", della sua originalità. Ora, con le immagini digitali, non solo l'opera d'arte ha
perso la sua originalità ma un'altra sua
caratteristica fondamentale viene cancellata: l'originale stesso, la matrice
da cui si riproducevano le sue copie. La riproduzione di un
immagine digitale infatti è un algoritmo matematico che viene attivato e che dunque non
riproduce una copia ma genera sempre un originale in maniera esponenziale.
Nella realtà eterea del virtuale viaggiano
in pratica, miliardi di originali che a loro volta riproducono altrettanti
originali. L'oggetto fisico unico che faceva da matrice è stato dunque cancellato
ed è solo la sua essenza che viaggia in rete. Miliardi di originali eterei
immagazzinati in un abnorme museo: il www.
È da questa nuova situazione
che nasce un’evidente preoccupazione: quale consistenza di documentalità mi può garantire l'opera virtuale?
L'opera d'arte, come tutti gli oggetti sociali, ha il suo valore proporzionale
alla sua documentalità e di conseguenza è fondamentale sapere su quale tipo di supporto viene
iscritta.
Nella storia dell'umanità ogni opera d'arte visiva ha
avuto bisogno di un supporto per essere veicolata. E ogni supporto naturale ha
la sua durata nel tempo che ne garantisce la
presenza nel mondo fisico e materiale. È grazie a supporti duraturi o
alla loro conservazione in luoghi riparati,
che conosciamo le meraviglie artistiche del passato. Tutti sanno quanto
può durare nel tempo un oggetto
in pietra o marmo e quanto sia effimero e indifeso un foglio di carta. Il
problema della realtà virtuale al contrario, è che nessuno può prevedere quanto tempo potrà essere leggibile una immagine nativa in digitale. Con la
realtà virtuale, la documentalità di un'opera d'arte è diventata un azzardo, perchè nessuno sa quanto sia affidabile e leggibile nel lungo periodo un file digitale.
In questi primi due decenni in cui l'uomo ha iniziato a
digitalizzare il suo sapere, in effetti le garanzie di stabilità non sono state molto incoraggianti. Pensate ai dati
immessi nei primi floppy disk: chi di noi oggi sarebbe in grado di leggerli? E
se consideriamo che la vita media di un
Cd o di un DVD è stata valutata intorno ai
venti anni, i dubbi si fanno sempre più concreti. Per non parlare poi
dello sviluppo continuo e incessante di
nuovi software e di nuovi sistemi operativi che
mette in discussione anche la recente sicurezza di utilizzare la Cloud
Computing. Memorizzare su un server remoto i propri dati non mi garantisce
affatto che fra cento anni potrò rileggerli. Il prevedibile cambiamento dei software negli anni futuri aggiunge poi una ulteriore
incertezza.
IL PROGETTO MICHELANGELO
La biennale delle immagini digitali
È di fronte a questa
preoccupazione che nasce il progetto Michelangelo.
Una iniziativa per riportare le immagini digitali di valore
estetico e di qualità, fuori da questa realtà virtuale che ancora non garantisce una sua stabilità. Ridare ad un opera il suo
hic et nunc, aggiungere alla
sua documentalità digitale effimera una
materica più stabile e duratura.
Le migliori immagini di questi
ultimi decenni nate in digitale potranno andare perse per sempre, non possiamo
correre questo rischio.
Il progetto Michelangelo consiste proprio nel ridare
matericità alle immagini digitali grazie
ad una tecnica brevettata che traduce ogni tipo di file digitale in un prodotto
di elevato impatto visivo per resa materica e cromatica nonché per le dimensioni delle opere.
Come i grandi progetti di digitalizzazione dei libri
cartacei (Google book, progetto Manunzio, e altri) nati con l'obbiettivo di preservarli dalla loro
possibile scomparsa dovuta all'usura
materica, così è anche l'obbiettivo di questo progetto: salvaguardare nel
tempo le nuove tipologie di immagini digitali seguendo però la strada contraria e cioè traducendole dal digitale al
materico,
È un'iniziativa che parte direttamente
da noi “creatori di immagini” e che si pone anche l’obbiettivo di essere una
esposizione organizzata autonomamente da
noi illustratori. La maggioranza degli eventi che riguardano gli illustratori infatti, è quasi sempre in supporto ad eventi maggiori ed è organizzata da enti
privati. Un esempio eclatante è la Fiera del libro di
Bologna. Non è possibile che in tutti questi anni il più grande appuntamento internazionale degli illustratori in
Italia sia gestito e organizzato da un
ente fieristico al traino di una esposizione di editori senza una
rappresentanza consistente di illustratori.
Ridare originalità e matericità ad un opera digitale porterebbe oltretutto anche ad una
nuova apertura del mercato degli originali, che con l'avvento del digitale era
ormai destinato a sparire.
Per concludere, il progetto potrebbe avere lo stesso
spirito della premiazione degli Oscar. Una selezione di immagini prese nella rete
(per cui senza nessun costo), giudicate da una giuria competente e da
illustratori professionisti. Il premio per la loro qualità sarà appunto la loro trasformazione dal digitale al materico, rendendogli così la loro "aurea" di opera unica, duratura e che verrà esposta in una grande mostra. ..
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