martedì 7 giugno 2011

Immagini dinamiche strutturali

... il tema che ho iniziato ieri sul cloud computing è molto vasto e necessita di attenta riflessione, mi ero promesso di continuare il discorso in vari interventi ma ho bisogno di tempo per documentarmi meglio sul tema, soprattutto sul "digital divide" e i suoi nuovi aspetti, nel frattempo edito un interessante appunto di qualche giorno fa.... che farà parte del testo definitivo del nuovo saggio, buona lettura





Immagini dinamiche strutturali


Nel mio breve saggio e-drawing utilizzo questo termine per distinguere i disegni nativi in digitale ma destinati ad un supporto cartaceo dai disegni digitali per medium digitali, e mettevo in evidenza la loro  caratteristica principale che consisteva nella loro dinamicità.
Nel mio libro scrivevo .... 'Grazie ad un supporto dinamico come i nuovi device, le immagini non sono più necessariamente statiche ma possono muoversi e possono avere un rapporto interattivo con il lettore.'
Quello che invece voglio ora sottolineare è che oltre ad un dinamismo di lettura, gli e-drawing posseggono anche un dinamismo strutturale. Un dinamismo strutturale consiste nella possibilità di leggere le parti intermedie di una informazione. Prendiamo come esempio una tipica informazione trasmessa con un codice analogico: un testo scritto. In questo caso la lettura dell'informazione parte dalla prima parola e si sviluppa gradualmente nelle diverse frasi scritte su righe fino alla fine del messaggio. La sua lettura è analogica per il fatto che si estende linearmente in orizzontale  con la caratteristica che il lettore può benissimo in ogni momento rileggere ogni passaggio intermedio prima della sua conclusione.
Una informazione visiva tradizionale invece non è analogica, è sintetica. Un immagine svela la sua informazione immediatamente! il codice visivo è istantaneo, non ha bisogno del tempo per essere assimilato. Per comprendere il messaggio finale di un testo scritto, devo leggere parola per parola fino alla fine del testo,  l'immagine al contrario  è istantanea, per  il mio cervello  che elabora il suo pensiero con  concetti visivi, apprendere una informazione visiva è molto più semplice che leggere un codice come la scrittura. Ma il prezzo da pagare per  una sintesi così immediata è la perdita di tutti i passaggi intermedi con cui la si è costruita. Da un immagine definitiva non puoi più ricostruire come è stata strutturata.
La procedura di norma per eseguire una immagine di solito è una esecuzione di uno schizzo o un progetto sintetico di linee su cui costruire l'immagine, una successiva fase di rifinitura, una stesura di colore con successivi interventi. Ogni passaggio si sovrappone a quello precedente e che di fatto lo cancella, fino ad arrivare ad una immagine definitiva che però ha azzerato le fasi precedenti. Insomma, a differenza di un testo scritto il cui messaggio finale lo posso sempre riavvolgere e vedere come è strutturato, con un immagine cartacea tradizionale questa possibilità non c'è.
Al contrario, con una immagine digitale posso tranquillamente ritornare ai vari passaggi precedenti, sia leggendoli nella memoria del computer dove sono stati elaborati, sia nella possibilità di editarli insieme alla immagine finale in una specie di work in progres e vedere così la loro struttura. Appunto una struttura dinamica. Nel mio blog recentemente ho pubblicato dei disegni in work in progres per far vedere con degli esempi concreti il loro dinamismo strutturale..... (continua)


lunedì 6 giugno 2011

il cloud computing e i miei dubbi

Continuo a pubblicare riflessioni sparse che però saranno poi ricucite in un testo più organico con la speranza di organizzare un nuovo breve saggio sulle immagini digitali. Per ora è il primo pezzo, buona lettura



Cloud computing e il rischio di un nuovo colonialismo culturale.


Steve Jobs ha lanciato il nuovo prodotto della Apple: Icloud! Non è proprio una sua idea originale ma segue la tendenza di questi ultimi mesi, e cioè il cloud computing. È da qualche tempo che i grossi big della società virtuale (google, amazon, Windows, facebook)  puntano molto su questa nuova procedura per salvare e archiviare ogni tipo di informazione digitale. Le grandi società, industrie, professionisti che utilizzano i loro dati in digitale hanno scoperto che metterli in rete corrono meno rischi di perderle che archiviarle sul proprio computer. Non mi dilungo sulla procedura del cloud, esistono ormai molti articoli dove viene spiegato nei minimi dettagli il meccanismo di questo nuovo modo di archiviare, ma vorrei riflettere sui rischi sociologici che questa nuova tendenza porta con s'è.
Con questa riflessione vorrei anche iniziare una più larga descrizione sulla struttura sociologica con cui la rete e in generale tutta la realtà digitale si sta evolvendo.
Il primo concetto fondamentale per capire la nuova realtà che si sta definendo è individuare l'oggetto o meglio ancora il valore su cui si basa questa nuova società. Per capire la realtà in cui viveva, Marx era partito dal concetto di merce e del suo valore per poi individuarne i mezzi di produzione e i soggetti che partecipavano alla produzione e all’ utilizzo di questi mezzi: le diverse classi sociali. Seguendo un ragionamento simile ma molto più elementare potremmo cercare di individuare la struttura di questa nuova realtà sociale (società digitale) che sta nascendo e che potrebbe essere considerata l'evolversi della precedente. Mi sembra che il mattone fondamentale di tutta la realtà digitale e anche la sua unica merce di scambio è l'informazione. Tutta la realtà digitale, il suo formarsi, il suo sviluppo e la sua ricchezza è basata sulla capacità di produrre e veicolare informazioni. L'industria informatica non produce nessuna merce fisica, a parte l'hardware con cui si esprime il suo valore è solo la sua capacità a produrre, manipolare e veicolare ogni tipo di informazione in un unico codice. L'esistenza della società industriale è basata sulla produzione e scambio delle merci, la società informatica è basata sulla produzione e scambio delle informazioni che tradotto in maniera pratica vuol dire il sapere dell'uomo, il suo know how.