Pareidolia di radici
di
Giulio Peranzoni
Pareidolia è una parola che deriva dal greco: para che vuol dire attraverso, per mezzo di, e eido che vuol dire figura. In pratica è quel meccanismo psicologico che associa le immagini, o meglio, che ci fa leggere delle immagini in altre immagini.
Un esempio comune sono le immagini che di solito vediamo nelle forme delle nuvole, oppure i volti o gli animali che ci sembra di scorgere nelle macchie o nelle incrostazioni dei muri. Non è un gioco della fantasia o un banale effetto ottico ma un qualche cosa di più profondo del nostro essere. È un meccanismo ancestrale e biologico che ci portiamo nel nostro DNA dai nostri lontani antenati. Un meccanismo di difesa che gli ominidi del pleistocene avevano sviluppato in maniera eccezionale e che li difendeva dai vari predatori. Era una delle capacità fondamentali per sopravvivere e che consisteva di vedere, tra le forme delle vegetazione, i predatori mimetizzati e quasi invisibili. I nostri antenati che hanno sviluppato questa dote e cioè leggere meglio le forme tra una forte entropia visiva sono sopravissuti alla selezione naturale e per eredità ci hanno trasmesso questa capacità.
Un meccanismo che ci è rimasto e che ogni tanto affiora per gioco e casualmente. Come creatore di immagini mi è sempre piaciuto scorgere figure nascoste in altre forme. Nuvole, profili di montagne, macchie di inchiostro, i blocchi di marmo che ogni tanto scolpisco; addirittura nei primi anni della mia professione, inconsciamente utilizzavo questa capacità per creare nuove immagini. Mi entusiasmava la reazione di diluenti e inchiostri e miscugli di altri materiali e seguendo i suggerimenti delle loro configurazioni casuali, mi divertivo a disegnare nuove creazioni.
Quando mi sono accorto che nelle radici spiaggiate oltre a vedere delle immagini si aggiungeva anche una plasticità di forme affascinanti e che grazie alla elaborazione digitale ora potevo evidenziarle con più precisione con il disegno, ho iniziato a riflettere meglio su cosa mi ero imbattuto.
Soprattutto di fronte alla reazione dei primi spettatori. Mi ha colpito subito il fatto che molti di loro hanno letto immagini che io non avevo inserito.
Non solo, ma dopo la loro segnalazione, la mia mente non riusciva più a togliere quella lettura di figure nuove. La conclusione ovvia è che le mie tavole mettono in moto un meccanismo biologico sopito da generazioni e la cosa più affascinante è che non si accende solo a chi crea queste immagini ma anche a chi le osserva.
Sono forse le prime immagini materiche interattive, nel senso che chi osserva non lo fa in maniera passiva, una volta ricevuto quel tipo di messaggio visivo, il meccanismo della Pareidolia si attiva e porta a sua volta lo spettatore a creare nella sua mente nuove immagini. È su questa strada che ho iniziato a produrre Pareidolie di immagini. Ma nel elaborare immagini in digitale, come tutti sanno, si intromette un enorme problema, e cioè lo spazio strutturale di queste immagini. Le elaborazioni di queste radici all'interno di una dimensione finita come quella di un monitor o di una pagina cartacea di libro, sono di una misura ben definita, limitata e compressa. Quando finalmente sono riuscito a stamparle in grande su un supporto adatto e con colori speciali, ho cercato di rendergli la loro aurea, cioè trasformarle da copia ad originale con interventi manuali. E durante questo passaggio si è rivelata una seconda interessante sorpresa. Le immagini digitali, come tutti ormai sanno, sono composte da pixel, e anche se la risoluzione è abbastanza alta, una volta portate su dimensioni notevoli, la loro struttura ritorna a farsi vedere. Proprio questa composizione astratta dovuta al digitale mi suggeriva una nuova Pareidolia che si aggiungeva a quella naturale delle radici. Un gioco di specchi e di forme che la mia mente si diverte a comporre in nuove fantastiche figure e che spero anche le menti di chi le osserva si divertirà a comporre con le proprie capacità, tenendo così attivo un istinto primordiale che prima o poi avremmo perduto.
martedì 31 luglio 2012
giovedì 19 luglio 2012
per una nuova filosofia dell'immagine
Per una nuova filosofia dell'immagine
L'uomo è l'unico essere vivente
che produce immagini. Non esiste in natura nessun organismo che ha la facoltà di riprodurre sia quel che
vede intorno a lui sia quello che
vede all'interno della sua mente. È una facoltà unica che tra l'altro non tutti
hanno e che nelle società umane viene appunto
paragonata ad un dono. Quante volte
abbiamo descritto una persona che disegna come colui che ha la fortuna di avere
il dono del disegno. Con
queste riflessioni inizio una
approfondita ricerca sulle immagini e in particolare su quelle digitali,
cercherò
di descrivere la loro struttura, la loro
forma, il loro contesto e soprattutto di analizzarle sotto una prospettiva epistemologica e ontologica. Il motivo che mi spinge ad un impegno così pesante è la consapevolezza che
in questi ultimi decenni, con l'affermarsi di una cultura digitale, la
produzione di diverse e soprattutto nuove tipologie di immagini da parte
dell'uomo si è evoluta in maniera esponenziale. Mi sembra di
fare una cosa utile nel cercare di catalogare e fare ordine in questo nuovo
paradigma visivo per diversi motivi.
Il primo motivo è un passione personale verso la filosofia e come
creatore di immagini penso di avere le
competenze adatte per analizzare e
capire la materia di cui sto trattando.
Il secondo motivo è che, uno studio epistemologico aggiornato e approfondito sulle immagini
disegnate non sia ancora stato scritto;
di conseguenza, credo sia fondamentale e utile tentare di scriverne uno per coloro che, come
me, creano, producono, commerciano immagini e
conoscere così la nuova situazione che si sta creando nel vasto mercato delle immagini.
Infine il terzo e
ultimo, molto importante, è che viviamo in una nuova tipologia di società, quella che molti già definiscono informazionale,
dove la merce principale è l'informazione. Dunque, conoscere a fondo le caratteristiche di questa preziosa
merce mi sembra un grande aiuto per
essere dei protagonisti e non solo dei
consumatori in questa nuova realtà sociale in cui ci
troviamo.
1.1
Prima di descrivere e
analizzare le varie tipologie di immagini digitali, mi sembra fondamentale
iniziare il nostro lungo viaggio nel definire in maniera approfondita l'oggetto
della nostra ricerca: l'immagine.
Sotto l'aspetto ontologico, l'immagine la possiamo
collocare tra i vari manufatti dell'uomo. È un oggetto che chiaramente non nasce in natura, ma ha una sua fisicità e presenza tra
gli oggetti fisici e di conseguenza la possiamo catalogare tra i manufatti, cioè la sua esistenza
dipende dalla facoltà umana di creare oggetti. È il prodotto di una rappresentazione,
cioè di un pensiero. Il
termine rappresentazione è qui considerato sotto
un aspetto epistemologico, tra
l'altro descritto in maniera precisa da M.
Ferraris nel suo eccezionale saggio "Perché è necessario
lasciare tracce". Ferraris
scrive:
"...
avere rappresentazioni è la condizione dell'agire e del pensare, che sono le
caratteristiche generalmente attribuite ai soggetti. Ogni agire è in vista di
qualche cosa, cioè presuppone di rappresentarsi un obiettivo; ma la rappresentazione sta alla base del
pensiero, e del fatto di possedere dei sentimenti, delle speranze e delle
sofferenze, tutte caratteristiche degli uomini (e in parte di certi animali) e
non delle cose. Il pensiero, infatti, è sempre pensiero di qualche cosa: un qualcosa che possiede,
nella mente di chi pensa, quello che i filosofi chiamano <in-esistenza intenzionale>, ossia che, in parole povere,
esiste come rappresentazione. E così pure il
desiderio o il timore, l'amore o l'odio, e insomma tutta la gamma dei
sentimenti hanno bisogno di immagini..."
e subito dopo ne trae
la conclusione:
".... Una conseguenza cruciale del possedere
rappresentazioni è che tra due soggetti è possibile reciprocità, diversamente che tra due oggetti o tra un soggetto e un
oggetto...."
Dunque le immagini
funzionano per questa grande proprietà che ha l'uomo: il riuscire a oggettivare delle rappresentazioni
che a loro volta creano reciprocità con altri soggetti simili.
Infatti una immagine
creata dall'uomo funziona solo tra gli uomini.
La Monnalisa di
Leonardo di fronte ad un gatto non provoca nessuna reazione, figuriamoci di
fronte ad una rosa o ad un insetto.
Le immagini
sono rappresentazioni della nostra mente che prendono l'aspetto di
oggetti fisici, ma con caratteristiche alquanto particolari. Sono dunque
oggetti fisici ma sono riconosciuti solo dagli uomini, sono oggetti che
Ferraris classifica come oggetti sociali
e che colloca nella sfera epistemologica degli oggetti.
1.2
Sfera ontologica ed
epistemologica.
Sempre seguendo la
descrizione di Ferraris, e individuato a quale categoria di oggetti si possono
collocare le immagini, si presenta un'altra domanda: in quale sfera filosofica
collocare un'immagine disegnata. E proprio in questa scelta affiora la natura
ambivalente delle immagini. Se come oggetto fisico è indubbiamente
collocabile nel recinto ontologico, come oggetto sociale rientra con la stessa misura nella sfera epistemologica.
Dunque la conclusione è che c'è da separare le
immagini percepite dalle immagini create. Percepire una immagine è un fatto fisico.
Mentre cammino e svoltando un angolo mi imbatto in un enorme manifesto con
immagine, non posso far altro che vederlo al momento. È un'azione fisica dei
miei occhi e di tutto l'apparato visivo, la mia coscienza, la mia intenzionalità non è coinvolta. Ma se io
decido di creare quella immagine per una agenzia, è chiaro che è una elaborazione della
mia mente, una esecuzione di una mia rappresentazione e dunque rientra nella
categoria di una esperienza. E questo significa entrare completamente nella
sfera epistemologica. Attenzione che questa distinzione sembra banale ma è invece fondamentale
per capire di che cosa stiamo trattando. La percezione delle immagini e la
creazioni di immagini sono due campi di indagine vasti e complessi e
soprattutto ben distinti. Iniziare… (continua)
mercoledì 4 luglio 2012
eidoteca
EIDOTECA
Amici dell'Universo
di
GIULIO PERANZONI
Associazione culturale per una filosofia delle immagini
Sede:
Amici dell'Universo
- Ronchi Marina di Massa ,
viale della Repubblica
Tel. 0585 869507
Cell. 328 8752002
Che cosa è un' EIDOTECA?
Eidos (εἶδος) è una parola greca che significa "forma",
"aspetto" dalla quale deriva anche il greco "εἴδωλον" (éidõlon) poi, in
italiano, "idolo" col valore anche di "simulacro",
"figura". Il termine divenne significativo nella filosofia greca
quando Platone la usò per fare riferimento alle sue idee o forme ideali nella sua
teoria delle idee.
L'eidos è la natura interna della cosa: è il relativo nucleo interno ed invisibile; l'eidos è ciò che causa ad
una cosa quel che è, cosa è, e senza la quale perde significato.
Dunque eidòs è
forma, figura, immagine.
In una società informazionale come
l'attuale, dove la merce principale che muove l'intera economia è l'informazione (soprattutto visiva), mi è sembrato giusto
costituire un'associazione culturale che promuova, esponga, ragioni sulle immagini.
Un luogo dove ci si possa confrontare e
riflettere su ogni aspetto di tutte le varie tipologie d'immagini che ci
circondano. Immagini disegnate, immagini
digitali, immagini in 3D, le nuove immagini nella rete, le loro
caratteristiche, le professioni che creano immagini.
Un luogo di esposizione e di discussioni con
seminari di esperti, filosofi dell'immagine, registri, illustratori, grafici,
fotografi, artisti e scultori, insomma tutti coloro che trattano questa merce
preziosa e ormai onnipresente.
Incontri per capire le
procedure per creare immagini, le tecnologie che le producono e ancora i
loro aspetti economici, i diritti di
riproduzione, i risvolti sociali che si muovono intorno a loro, i nuovi mercati
dell'immagini.
Un luogo di scambi
ideali ma anche materiali dove gustare con la vista immagini.
Non una galleria d'arte
dove il prodotto esposto riguarda solo il campo dell'arte, ma un sito
espositivo dove si potrà ammirare ogni tipo di immagine creata da professionisti: illustrazioni, immagini digitali, fotografie,
riprese cinematografiche, fumetti, prodotti editoriali, pubblicitari, graffiti.
L'Eidotèca come una enoteca sarà il luogo dove assaggiare un prodotto non con il gusto ma con la vista.
Immagini d'annata, immagini antiche, nuove immagini da studiarne le
caratteristiche e le eventuali evoluzioni. Miscele di codici visivi nuovi da
studiare o da proporre.
Programma dei primi incontri
Pareidolia di radici.
Esposizione di immagini
digitali di G. Peranzoni
Incontro con l'autore
che spiegherà
il termine e il meccanismo della parola Pareidolia, e della creazione delle sue
immagini trasposte dal digitale al materico.
E-DRAWING
Le nuove tipologie di
immagini digitali nell'ambito degli e-book,
Giulio Peranzoni
ripeterà
il seminario tenuto all'Università di Pisa presso il dipartimento di informatica umanistica, in
cui spiega le caratteristiche delle nuove immagini e i nuovi mercati
editoriali.
La differenza degli
e-book e dei libri in formato app.
Le immagini digitali di
ultima generazione, le Augmented Image.
IL FUMETTO
La letteratura fatta di
immagini
Incontro con il
pubblico di Angelo Stano, autore di Dylan Dog.
La sua esperienza
lavorativa, come si creano i fumetti nell'era digitale, le sue copertine di
Dylan Dog.
DIPINGERE CON IL
COMPUTER
Dimostrazione pratica
di Giulio Peranzoni del famoso software PAINTER utilizzato da quasi tutti i
creativi. Un incontro dove l'autore esporrà le potenzialità di Painter, l'utilizzo della Cintiq, la tavoletta touch screen,
che grazie alla penna ottica permette la
creazione di disegni e immagini digitali. Le procedure di invio di immagini in
rete,
il mercato delle
immagini digitali e le opportunità di lavoro che la nuova
editoria elettronica offre.
LA SCENOGRAFIA IN
DIVENIRE
L'atto creativo diventa
spettacolo
Incontro con Francesco
Moccia direttore della compagnia teatrale Brancaleone e Giulio Peranzoni. Verrà esposto la nuova
esperienza teatrale dove l'illustrazione si fonde con la realtà teatrale.
Scenografia in divenire
è una nuova formula di
spettacolo teatrale creata per la prima volta qui a Massa, dove viene
messa in scena l'opera di Checov "Il monaco nero" con una
formula d'avanguardia e completamente originale. Illustrazioni digitali e
teatro per la prima volta in un unico spettacolo creativo.
Iscriviti a:
Post (Atom)