giovedì 24 novembre 2011

CONCERTO CROMATICO risposta ad un illustratore cartaceo


ok, ho capito...la manualità è una dote ma la creatività è una facoltà mentale superiore....come Jimi Hendrix distorceva il suono e creava armonie incredibili con strumenti elettrici, anche io distorco il colore per arrivare a risultati creativi con strumenti digitali...guarda questa ultima copertina....è digitale e la distorsione è opera di un algoritmo e allora?...ci sentiamo, continua pure con i tuoi pennelli....classica e rock non sono paragonabili. Anzi, ti anticipo che la mia performance a gennaio davanti al pubblico con la mia Cintiq, non sarà solo una dimostrazione di come si disegna con il computer ma un vero e proprio






                                                          CONCERTO CROMATICO




oltre a disegnare una normale vignetta cercherò di far vedere come si può creare immagini incredibili e creative con il computer, seguirò  sulla base musicale di Jimi Hendrix un percorso creativo per produrre una illustrazione in cui le distorsioni, gli sdoppiamenti, i livelli cromatici, e tutto quello che si può usare con Painter possa produrre un immagine spettacolare....

lunedì 21 novembre 2011

eventi in Massa Scienze



Ciao a tutti, settimana particolarmente piena..... pubblico quello che ho già messo su fb.... la copertina che ho fatto per il Comune di Massa e le pagine interne che mi riguardano,....quando sarà il momento spero di registrare tutto su un video e metterlo in rete, in caso contrario cercherò di fare una piccola relazione riassuntiva.... a presto

giovedì 17 novembre 2011

Le Apps sostituiranno i siti web?

1a parte)




Apps ed evoluzione del web



In questi ultimi anni ci sono stati diversi cambiamenti e progressioni repentine nel mondo digitale. Il primo è stata l'evoluzione del web iniziale in web 2.0,  cioè da  uno strumento consuntivo in uno strumento interattivo. L'esempio più diretto è la nascita del social network come twitter o facebook, in cui oltre a consultare la rete per avere notizie e informazioni, si usa lo stesso canale per dare notizie e consultazioni ed interagire con la stessa rete. Il mezzo con cui queste attività sono eseguite è in ogni caso, il computer.

Quello su cui però vorrei riflettere è il successivo cambiamento molto più radicale del primo e che coinvolge non il livello di software ma bensì dell'hardware. Mi riferisco alla nascita dei nuovi device come l'ipad. Giustamente chiamati ormai con il nome di post-computer. In effetti essi  rappresentano una evoluzione del computer.
In parole povere, non elaborano dati con l'utilizzo di software, ma in generale possono essere considerati dei lettori digitali. La loro grande novità è stata quella di portare un utensile digitale come il computer in lain-back, cioè trasportabile e maneggevole. Sono nati per leggere gli e-book e navigare in internet, scaricare la posta e utilizzare soluzioni ludiche digitali e  con il tempo si sono sempre più evoluti: le famose applicazioni al loro interno si sono moltiplicate sia in numero che in funzioni varie. In effetti le famose Apps che stiamo trovando ovunque sono dei mini software chiusi.
 Cosa significa software chiuso? Significa che quando accendo il mio computer e lancio il mio software, per esempio word, io entro nella sua realtà operativa ed elaboro dati, li cambio, li sostituisco, creo nuovi documenti  in un notevole numero che la memoria del mio computer mi permette di archiviare, e ogni volta che lo attivo posso ripartire da nuovi elaborati, per questo  sono chiamati sistemi aperti. Le apps invece sono sistemi chiusi nel senso che ogni volta li attivo ci trovo le stesse cose che c'erano prima, la mia interattività con loro è molto più limitata, posso di fatto attivare animazioni, spostare icone o immagini , ingrandirle ma nella maggioranza dei casi non elaboro nuovi file con nuovi contenuti. A parte alcune apps di scrittura e di disegno in cui posso creare elaborati e memorizzarli,  nella maggioranza dei casi delle prime apps il sistema era molto chiuso sia come software sia come veicolo nella rete: per esempio,  le apps della Apple "girano" solo su iPad, le apps di Android si leggono solo su dispositivi di android e così via. Ultimamente hanno iniziato ad apparire apps sempre più evolute e soprattutto facili da costruire, ne è la prova il  loro numero esponenziale di questi ultimi anni ed è il motivo di questa riflessione.
A prima vista le apps sembrerebbero una novità come molte altre nel panorama del digitale,  ma al contrario il loro apparire è da considerarlo un  cambiamento di prospettiva radicale. Vediamo il perchè.
Le prime app erano in generale prodotti ludici ed editoriali. Oltre  a quella decina di apps  fondamentali che si trovavano nei primi tablet, come gli store dove trovare altre app,  e-mail,  browser per navigare in internet, fotocamera, musica e app per le immagini, la maggioranza erano prodotti editoriali. Successivamente con il  perfezionarsi  dellinterattività, le apps hanno iniziato ad estendere le loro competenze sempre più su prodotti e funzioni diverse: elaborazioni dati economici, mappe interattive e di localizzazione, pubblicazioni varie, fino ad arrivare ad apps personalizzate di aziende per pubblicizzare il proprio prodotto. E qui è il nocciolo della riflessione. Ma le apps sostituiranno i siti internet? In effetti è indiscutibile il vantaggio di avere come veicolo informativo personale una app al posto di un sito, perchè se i nuovi device saranno lo strumento digitale  di massa al posto del computer, è molto meglio avere nel proprio utensile le informazioni sempre pronte senza dover cercare una connessione per riuscire a leggerle. Oltretutto, come dimostrano le app dei quotidiani, con la possibilità di aggiornamenti nel tempo. Avere un catalogo dei prodotti di una propria azienda sempre disponibile sui lettori digitali come i telefonini di ultima generazione o sui tablet senza cercare una connessione è molto vantaggioso. Questo vuol dire l'inizio di un decadimento della utilizzazione dei siti?......

nuova serie di immagini

Salute a tutti, oggi riprendo a pubblicare alcune immagini, ma a differenza dei work in progress precedenti (che riprenderò appena possibile) questa volta vorrei proporre delle interessanti sperimentazioni tra immagine fotografata e illustrazione, quello che indico da sempre come il risultato di un creatore di immagini. La dimostrazione che nel paradigma digitale visivo, i confini ben delimitati di certe professioni che nell'era del cartaceo erano ben separate, ora si uniscono e creano ibridi di questo tipo.




martedì 15 novembre 2011

articolo da R7 sulle apps

non ho ancora avuto il tempo per commentarlo, ...appena posso ci scriverò su qualche riflessione...intanto buona lettura:







   Da R7 di Repubblica 11/2011   

Navigazione, sensori e Apps ecco il mondo del dopo-pc



Multisensorialità, realtà immersiva, navigazione aumentata: la nuova frontiera del mondo digitale si è spostata ancora più in là e la carica innovativa di termini come multimedialità, Web 2.0, realtà aumentata si è esaurita, passando il testimone a una nuova generazione di innovazioni. Un esempio? Immaginate Roma, via dei Fori Imperiali, spalle a Pazza Venezia. Guardate il Colosseo, che è davanti a voi, su un display. Girate il display verso destra e vedrete l' arco di Costantino. Normale, se il display è quello di una videocamera e voi foste effettivamente lì. Ma voi non siete lì e state guardando un tablet da casa vostra o da chissà dove del mondo. Toccante un' icona e vedrete la stessa scena ma non come è oggi bensì in una giornata di duemila anni fa, ai tempi dell' impero, Potete entrare nel Colosseo, guardarvi attorno, letteralmente, girandovi con il vostro tablet in mano, e vedere cosa c' è oggi e cosa c' era allora. Tutto questo si chiama Roma Virtual History. E' un' App, è stata creata da una start up italiana, Applics e ha avuto il più bel lancio che una App abbia mai potuto avere: su un megaschermo alle spalle di Steve Jobs mentre il guru della Apple, lo scorso marzo, faceva quella che sarebbe stata la sua ultima presentazione, quella del nuovo iPad2. Roma Virtual History è anche una App tra le più care del catalogo iTunes, costa un centesimo meno di 8 euro. Ma è sono stata scaricata decine di migliaia di volte ed è considerata un best seller di livello mondiale. E' il frutto di una tecnologia denominata Bubble Viewer sviluppata dalla Applics. «L' utente è portato come dentro una bolla in una realtà diversa», spiega Roberto Carraro, uno dei soci che ha dato vita al successo di Applics. Che sintetizza così il nuovo punto di sviluppo del mondo digitale: «E' un cambiamento radicale. Il mondo digitale, dalla sua nascita fino in pratica al 2010, si basava su un software che era una metafora della scrivania e del lavoro dei colletti bianchi: le cartelle, il cestino etc. Poi con il primo iPad, tutto cambia la digitalizzazione si estende a tutti i lavori, le situazioni e gli ambienti possibili. Per esempio, abbiamo inventato un' App che crea applicazioni. Si chiama AppDoIt e permette a tutti, professionisti, piccole aziende, artigiani di crearsi facilmente le proprie Apps. Un pasticcere di Bergamo ci ha messo tutte le sue ricette e la sua App è stata per una settimana la più scaricata in Italia. Perché permetteva a tutti di seguire le sue istruzioni. Le ricette in tv sono limitanti, difficili da seguire. Con l' App invece si mette l' iPhone sul tavolo di lavoro, si seguono le istruzioni, ci si può fermare, tornare indietro, approfondire un passaggio poco chiaro. Il terminale è lì, vicino alle uova e alla farina. Insomma, la portabilità, la duttilità e i sensori aprono nuove relazioni tra noi e il digitale». I prossimi anni sanciranno definitivamente il boom delle Apps. A fine 2011 ne saranno state scaricate 29 miliardi, erano «solo» 9 miliardi l' anno scorso. Per Gartner il fatturato globale delle Apps sarà quest' anno di 15 miliardi di dollari, e raggiungerà quota 58 miliardi di dollari nel 2014. Siamo dunque appena all' inizio del nuovo mondo in cui l' avanzata del digitale non si misurerà più in pc: i vecchi computer vanno in soffitta e si entra nel mondo degli assistenti digitali. Uno dei primi campi elettivi delle prossimi applicazioni è l' auto. Siamo sull' A1 dopo Firenze e verso Bologna. Di fatto facciamo parte di una comunità di persone che sta percorrendo la nostra stessa strada. E' una comunità virtuale che per noi esiste solo perché siamo in quel posto e in quel lasso di tempo. Possiamo ricevere informazioni sul traffico da chi è davanti a noi di 10 chilometri e sapere cosa ci aspetta, se c' è un incidente, un ingorgo, nebbia. E diamo informazioni a chi viene dopo di noi. Tutto questo può arrivare tramite il navigatore dell' auto o lo smartphone. Tutto quel che dobbiamo fare è inserire i dati del nostro percorso. Se abbiamo solo lo smartphone, il terminale «sa» che stiamo guidando e ci darà informazioni solo in modalità audio perché «sa» che guidando e i nostri occhi devono guardare solo la strada. Se poi stiamo in particolare usando il nostro smartphone, e lo abbiamo autorizzato a registrare i nostri gusti per esempio facciamo spesso ricerche su ristoranti tipici o cerchiamo spesso informazioni su alimenti biologici e naturali ci segnalerà «questi» e non altri ristoranti lungo il percorso. E lo stesso vale per la tipologia di luoghi storici o artistici che ci interessano maggiormente. O gli eventi sportivi o le sagre o i concerti e così via. «E' la "navigazione aumentata" commenta Carraro che utilizza altre due tipologie di applicazioni: le cosiddette "social machine" ossia il social network delle macchine, e l' assistente tecnologico. I sensori, installati sull' auto e connessi al navigatore, può avvertirci se ci stiamo avvicinando troppo a un ostacolo, o alla macchina precedente». Tutto questo è probabilmente il primo vero fattore di rischio per il quasi monopolio di Google. «Finora noi abbiamo usato il mondo digitale principalmente come impostazione di ricerche fatte da noi stessi chiosa Carraro Con le Apps noi ci limitiamo a impostare dei parametri e sono le applicazioni che fanno le ricerche e ci presentano solo i risultati. E' quello che intendeva il direttore di Wired Chris Anderson quando ha lanciato il suo "il Web è morto". Chi invece con le Apps sta ritrovando un suo ruolo è proprio la figura economica che fino a poco tempo fa sembrava dover subire grazie ad Internet un declino inarrestabile: quella degli editori. Roma Virtual History, per esempio, è di fatto un prodotto editoriale della Mondadori. «Noi spiega Carraro Applics, siamo gli autori. O meglio, siamo i designer digitali di un prodotto. L' editore, come fa con un libro, lo promuove e ne cura la distribuzione. Con il vantaggio di non avere costi di produzione, la stampa delle copie». Vista così, dovremmo smettere di parlare di fenomeni come iTunes come di misteriosi AppStore e chiamarli per quello che in effetti sono e come di fatto li chiama Carraro: «Sono "edicole virtuali"». Apps e editoria sono dunque destinati a legarsi sempre di più. E infatti Applics ha preso parte alla recente Fiera del libro di Francoforte: il regno incontrastato della carta stampata e rilegata ha aperto le porte al digitale. «Vi abbiamo presentato diverse piattaforme per la conversione digitale dell' editoria spiega Carraro Una, Viewer Plus, è uno sfogliatore touch evoluto. Un' altra è Mycromags: un aggregatore multimediale di notizie personalizzabili con il quale abbiamo già realizzato per Fiera Milano la App "World Food Magazine", rivista personalizzabile pensata per gli operatori del settore alimentare». Ecco, le riviste digitali sono così: non ce n' è una sola versione ma tante versioni quanti sono i lettori: ognuno deve potersi organizzare i contenuti nella gerarchia che preferisce. In questo mondo digitale l' Italia avrebbe le carte in regola per giocare un ruolo di primo piano: «In fondo le Apps non sono che la traduzione digitale di bisogni a cui si risponde creando assistenti tecnologici è il giudizio di Carraro E non è forse questa la specialità italiana? L' attenzione agli stili di vita e a ciò che serve per realizzarli. Noi non siamo forti nella tecnologia di base ma nel design tecnologico sì. Ma dobbiamo colmare i ritardi: in Francia Internet vale oggi l' 8% dell' occupazione, da noi appena la metà». E si dovrebbe partire dalle scuole: il liceo Filippo Lussana di Bergamo, ha lanciato lo scorso anno una sperimentazione in una classe: via libri e quaderni e tutto sui tablet. E' andata benissimo e quest' anno sono ripartiti con 520 studenti e 30 docenti che hanno accettato la sfida della produzione di strumenti didattici digitali: ossia, le lezioni si fanno aggregando contenuti, il libro di testo si costruisce letteralmente in classe pescando dalle biblioteche digitali condivise nel Cloud. - STEFANO CARLI

domenica 6 novembre 2011

Visual Software Culture: la cultura 2.0 Riflessioni sulle immagini del film di Spielberg "Tin Tin" e sui libri di M:Ferraris, G. Roncaglia e Lev Manovich


Riflessioni dopo la produzione del film di Spielberg " Tin-Tin" sulle nuove immagini digitali
 e appunti su tre testi fondamentali da leggere:
 Gino Roncaglia "la quarta rivoluzione "- Maurizio Ferraris "Anima e iPad " - Lev Manovich "software culture"





La produzione di immagini digitali ha raggiunto un livello tale che non è più definibile come evoluzione o novità  tecnologica, ma è da considerare ormai come una vera e propria rivoluzione culturale se non ontologica. È dunque necessaria una profonda riflessione che inizio oggi a tracciare come una bozza ma che vorrei perfezionare in altri appunti, magari con uno scambio di opinioni con chi sta leggendo queste righe.

In questi ultimi tempi mi rendo sempre più conto che è iniziata apertamente una contrapposizione frontale, una vera e propria guerra culturale tra un vecchio regime o impero economico al crepuscolo e una nuova realtà culturale con un nascente impero economico ancora da definirsi. Per  intenderci, l'industria del cartaceo contro l'industria del digitale.

In questi ultimi tempi, in vari incontri o leggendo articoli sparsi, ho notato una recrudescenza disperata in  difesa del libro cartaceo. Incontri letterari  con autori con la loro brava copia cartacea di ordinanza di fronte ad un  pubblico che diligentemente in fila è pronto alla liturgia della famosa copia autografata, un vero e proprio rito della comunione ecclesiastica in forma letteraria. Addirittura in queste ultime settimane ho letto di " letture  in comune" nei vari angoli delle librerie,  esaltando la lettura dei salotti settecenteschi  e di come il libro di carta possa avere un aspetto sociale di aggregazione (nellera dei social network è veramente umoristico) e anche in questo caso ricalcando il rito di una santa messa nella chiesa-libreria, e ancora, attacchi disperati contro gli e-book con video sarcastici che imitano la presentazione fatta da Steve Jobs dell'ipad...... famosi semiologi che editano interi libri in difesa del libro di carta: tutto inutile!!! Se ne facciano una ragione;  le nuove generazioni, quelle dei nativi digitali si stanno formando sui nuovi tablet, fra tre generazioni il libro di carta lo troveranno solo nei musei.

Dunque le energie culturali per capire cosa sta succedendo, è meglio rivolgerle interamente su questa nuova realtà. In questo nuovo paradigma, come professionista dell'immagine cerco di capire quale ruolo ha il codice visivo e di conseguenza quali sono le  competenze e il prodotto per un creatore di immagini calato in questa nuovo mercato.

Per cercare di spiegare a fondo la radicale trasformazione di come si creano le nuove immagini e le loro rivoluzionarie caratteristiche devo partire da alcune letture fondamentali, di cui consiglio la lettura.
Tre  testi che a mio avviso sono delle pietre miliari per capire dove questa rivoluzione ci potrebbe portare:  "Anima e iPad" di Maurizio Ferraris, " Software culture" di Lev Manovich ed infine "La quarta rivoluzione" di Gino Roncaglia.
Il primo affronta la nuova tecnologia dei tablet sul piano strettamente filosofico, affermando  che l'ipad è l'oggettivazione esterna della nostra memoria, l'anima appunto.

Identificando la memoria con la coscienza azzarda l'ipotesi che finalmente l'uomo ha la possibilità di rendersi immortale. Se la nostra coscienza è il risultato della nostra memoria, se il nostro cervello è una tabula interiore dove vengono impressi i ricordi e le istruzioni per muoversi e interagire con il mondo esterno ( di fronte ad una persona completamente senza memoria, incapace di autonomia si dice giustamente che vive come un vegetale) la possibilità di avere tra le proprie mani un oggetto dalla memoria illimitata e dunque con la possibilità di  trasferire tutti i nostri ricordi su di essa,  è indubbiamente una novità che fa pensare.
Ma non voglio in questa sede analizzare il libro di Ferraris (mi riprometto di farlo in un altra occasione), voglio per ora solo sottolineare un aspetto che ho trovato anche negli altri testi e in generale in quasi tutti i convegni su questo tema. Nella maggioranza di riflessioni sul digitale e sulla rete, su e-book, sui tablet e in generale sulla rivoluzione informatica  si  parla quasi sempre come oggetto di studio la lettera,  il concetto della scrittura, del testo, di iper testi e rimane sempre in seconda fila il concetto di immagine (continua)