giovedì 7 giugno 2012


L'atto creativo come spettacolo

Il disegno a teatro

Quando l’illustrazione diventa scenografia in divenire




Quando vediamo una immagine disegnata abbiamo davanti a
noi il risultato di un processo creativo in divenire. L'immagine
disegnata è il risultato temporale di un fare, di numerosi gesti
che portano come conclusione ad un immagine definitiva.

L'immagine è la traccia eterna che viene lasciata per sempre, il
suo scopo è di essere ammirata e letta, la sua esistenza coincide
con la ricezione del messaggio. Ma se l'aspetto visivo finale è quello più appariscente e immediato, esiste anche un altro aspetto su cui vale la pena di riflettere: il suo divenire. L'atto creativo in sé.

Prima della nascita di una tecnologia che permettesse di registrare immagini in movimento, il poter assistere all'esecuzione di un opera da parte di un creatore era privilegio dei pochi assistenti, committenti o modelli presenti nel momento stesso della creazione. Lo spettacolo di un autore che da una superficie intonsa, come per magia, fa apparire al mondo un qualche cosa che prima non c'era, era considerato forse come un dettaglio tecnico di poco conto. Eppure, in quasi tutte le espressioni artistiche, il fare è parte dell'opera. Ascoltare della musica è molto diverso che vedere dal vivo la sua esecuzione. Leggere un opera teatrale è completamente diverso dall'essere presente alla sua messa in scena.

In questi ultimi decenni la tecnologia per registrare e trasmettere le immagini si è sempre più evoluta. La sua applicabilità, grazie alla traduzione in digitale, non trova più confini e questo aspetto apre nuovi scenari creativi.

Se, come scriveva già nel secolo scorso W. Benjamin, "...con la
riproducibilità tecnica l'immagine aveva perso la sua aurea",
ora la stessa tecnica può restituire all'autore il suo "hic et nunc" . Al fare, all'atto creativo in sé può essere dato un valore
estetico autonomo. Il gesto diventa così di per s'è un'opera
d'arte, che può uscire dall'ombra dell'opera stessa.

Quando siamo spettatori di un creativo all'opera, nella maggioranza dei casi, rimaniamo rapiti di fronte alla sua gestualità, alla sua manualità con cui dal nulla riesce a far apparire una traccia, un segno. Rimaniamo estasiati sia che usi il solito foglio e matita, sia che utilizzi la penna ottica e un monitor..... Quando visitai il museo di Picasso a Malaga, oltre alle varie opere che già conoscevo, rimasi folgorato davanti ad una registrazione in cui si poteva vedere l'artista all'opera mentre creava una immagine su una lastra di vetro. Non ci sono
paragoni nel vedere un quadro già finito e vederlo creare dal nulla, con gesti armoniosi, in divenire. Ma la domanda che mi tormentava era: Perché la sua performance mi ha impressionato così tanto in confronto alla visione di un opera già terminata?

Credo che il motivo sia proprio per un valore estetico autonomo
dall'opera finale, un valore che in alcune forme espressive si aggiunge all'opera stessa. Lo possiamo distinguere in maniera decisa in alcune espressioni dove sono più evidenti i due aspetti.
Prendiamo per esempio un opera musicale. Sentire una canzone
incisa su cd o con altri mezzi, provoca un certo piacere, una gradevole emozione; sentire però la stessa canzone dal vivo eseguita dall'autore ha molto più valore, più coinvolgimento. In
questo caso alla riproducibilità dell'opera si è aggiunto il famoso " hic et nunc" che rende l'esecuzione unica e originale. Quello che sto cercando di proporre nell'ambito teatrale è, in definitiva, ridare al creatore di immagini la sua aurea persa sempre più nella riproducibilità digitale.

Diverse espressioni creative nel tempo sono riuscite a salvaguardare la loro aurea. Il musicista con il concerto, lo scrittore con il teatro, il creatore di immagini fotografiche con il cinema. Non solo, ma l'innesto di vari codici espressivi ha generato nuove e affascinanti forme espressive. L'unione di codici tradizionali ha generato nuovi espressioni artistiche, per esempio:


MUSICA + TEATRO = LIRICA

FOTOGRAFIA + TEATRO = CINEMA

FOTOGRAFIA + DISEGNO = CINEMA D'ANIMAZIONE


Con le nuove possibilità tecnologiche ora posso trasferire il mio
atto creativo di fronte ad un pubblico, su un palcoscenico. La scenografia è la porta da cui entrare per mostrare il gesto, l'atto
in s'è. Il teatro, con il suo palcoscenico è il luogo. L'atto del disegnare diventa così un attore invisibile che dialoga con gli altri attori. La scenografia si anima e si coinvolge direttamente con il divenire dell'opera. Essa non è più fissa e spettatrice ma viva e comunicante. Come nell'opera lirica, quando il testo, la musica e la recitazione insieme danno vita ad unica opera, ora è possibile provare a fondere recitazione, testo e disegno. Un nuovo scenario e forse una nuova forma di espressione potrebbe
nascere.




Seguendo questa riflessione, ho pensato che il divenire di un immagine potrebbe avere un rapporto coordinato con lo svolgersi dello spettacolo teatrale e instaurarsi così un dialogo attivo tra la trama e la scenografia, aggiungendo alla performance della recitazione quella della creazione visiva.
 Per arrivare a questo risultato al creatore di immagini è necessario una capacità interpretativa non indifferente. Il divenire di un immagine non permette ripensamenti o correzioni. Come un musicista si prepara ad un concerto così anche l'illustratore-live avrà bisogno di ore di prove.  Quello che dovrà disegnare dal vivo sarà immediato e unico. Non è un fare registrato e trasmesso, ma un creare al momento. Dovrà recitare con gli altri attori, non con la parola ma con il segno. Alle competenze scenografiche dovrà aggiungere la destrezza di esecuzione. Al valore estetico delle immagini dovrà aggiungere il coordinamento con la recita e l'interpretazione del testo. Oltre a tutto questo dovrà aggiungere anche le competenze tecnologiche e informatiche, di proiezione e di illuminazione. Il suo lavoro da solitario e individualista dovrà cambiare radicalmente e lavorare in armonia con la regia e gli altri attori. Insomma un creativo poliedrico, completo. Una nuova figura e un nuova forma di espressione potrebbe nascere nel panorama artistico.

Il progresso tecnologico ha di fatto predisposto una simile evoluzione. Alcuni eventi premonitori ne stanno tracciando la possibile attuazione. In questi ultimi tempi, illustratori del calibro come Lorenzo Mattotti con la sua app sul dott. Jekill o di Gek Tessaro con la sua bellissima performance su cd allegato al suo libro di " Il cuore di Chisciotte", oppure le scenografie animate eseguite da Pete Bishop per il National Theatre di Londra, sono i primi risultati che questa evoluzione sta proponendo.
Sono i primi germogli di un nuovo teatro e di una nuova attività
da progettare e costruire dalle fondamenta, da studiarne le procedure per attuare le molteplici possibilità che essa offre per una nuova tipologia di rappresentazione teatrale. Una sfida entusiasmante a cui non si può rimanere indifferenti.

Insieme alla compagnia teatrale Armata Brancaleone di Massa, per la prima volta stiamo sperimentando questa fusione di illustrazione e teatro su un lavoro di Checov, “il monaco nero” che verrà presentato a settembre, in occasione dell’anniversario della nascita, nella sua città natale, in Russia. Un appuntamento a cui partecipano diversi paesi con rappresentazioni diverse.

Uno spettacolo unico che verrà ripreso su cd e che cercherò di caricare appena possibile su youtube per farvelo visionare.

Anche tutte le prove che stiamo facendo sono state riprese come documentazione che poi editeremo in un unico cd. Ulteriori sviluppi sia pratici che teorici li pubblicherò nei prossimi giorni.