giovedì 31 marzo 2011

informazioni visive

Prima di trovare il tempo per fare un riassunto dell'interessantissimo incontro al caffè degli illustratori che si è svolto il 30/3/11 alla Fiera del libro di Bologna aggiungo un importante appunto che spero sia lo spunto per uno scambio di idee.
 La tavola rotonda in cui sono stato invitato a parlare era composta oltre che da me, da Paolo D'Altan noto illustratore italiano e internazionale e Michael Neugebauer un importante editore a livello internazionale di Hong Kong e del suo collaboratore e  sviluppatore informatico Umesh Shukla le cui conoscenze sono state estremamente chiarificatrici e piacevoli, soprattutto molto proficue nel comprendere alcuni dettagli per quanto riguarda le Apps, che giustamente Umesh considera non un e-book ma una sua ulteriore evoluzione e che con tutta probabilità è il prodotto ideale dell'editoria digitale futura. Ma su questo punto datemi qualche tempo per rifletterci per potere così scrivere una relazione più approfondita e dettagliata. Per ora pubblico le note di qualche giorno fa. buona lettura.  g.p.



I disegni come informazione visiva: .... i disegni e più in generale le immagini prodotte dall'uomo sono da considerarsi informazioni. Un disegno è un insieme di complesse informazioni: cromatiche, formali, compositive, descrittive. Il grosso problema di una informazione è prima di tutto la sua trasmissione e cosa più importante il suo rapporto con il fattore t cioè il tempo. Un informazione ha un valore in più se il suo contenuto riesce a mantenersi nel tempo. Prendiamo per esempio un poema epico come l'Odissea. La sua massa di informazioni è ora un grande patrimonio culturale grazie al fatto che è stato trasmesso e mantenuto contro il tempo. All'inizio si è salvato dal tempo grazie alla trasmissione orale dei vari cantori e successivamente  perchè  è stato riportato su supporti cartacei. Anche la natura ha il problema  di trasmettere le sue informazioni attraverso il tempo. Gli esseri viventi hanno risolto la trasmissione delle informazioni genetiche del loro DNA attraverso la generazione di propri discendenti con al loro interno il DNA primario. Un disegno è un complesso insieme di informazioni, come il dna in natura, e ha il grosso problema anche lui di resistere al tempo. Fissare tutte le informazioni di una immagine su un supporto materico come la parete di una caverna è stata la prima soluzione dell'uomo. Tavolette di creta, papiri, carta, pietra,.... Sono tutte soluzioni tecnologiche per trasportare l'informazione e soprattutto mantenerla nel tempo. Il valore dell'informazione visiva si è sempre più conglobata con il suo supporto durante tutta la storia dell'uomo fino a fondere il valore dell'informazione con il suo device.
Il valore di una  tela dipinta da un grande maestro non è nella tela che ha usato o nei pigmenti che ha spalmato, ma nell'informazione visiva che quei materiali mi trasmettono. Con l'avvento del digitale si è verificata una impensabile rivoluzione del passaggio dell'informazione. Traducendo tutte le informazioni, scritte, sonore, visive in digitale e dunque in algoritmi matematici, ogni tipologia informativa si è di fatto resa indipendente dal suo supporto. Prendo come esempio l'informazione musicale. Da quando l'uomo è riuscito, solo da un secolo, a fissare la musica su un supporto, come un  nastro, o su disco in vinile o un dischetto inciso con il laser tutti quanti identificavano il valore di quella informazione musicale nel suo supporto e non nella musica in s'è. Finalmente con l'iPod prima e con l'interconnettività della rete , le persone hanno capito che pagando un certo compenso potevano sentire l'informazione musicale senza avere tra le mani un oggetto fisico che la contenesse. È quello che sta succedendo anche per l'informazione visiva, e cioè le immagini. Io creatore di immagini, quando elaboro il mio prodotto in digitale lo monetizzo passando l'informazione al mio editore e lui ai suoi lettori senza un supporto, solo informazioni!..... (continua)

martedì 29 marzo 2011

appunti per l'incontro alla fiera del libro di Bologna

Lascio in lettura gli appunti che userò per l'incontro alla Fiera del libro di Bologna. Sono i temi su cui poi cercherò di sviluppare la discussione, ma per chi è interessato e non può essere presente forse potrebbero tornare utili. Chiaramente appena ho un pò di tempo penso di svilupparli in maniera più logica e forse inserirli nel libro. Comunque per ora questo è quello su cui sto lavorando. Buona lettura


Appunti per l'incontro alla fiera del libro di Bologna 2011


Differenza tra I  disegni cartacei e gli  e-drawing...... Inamovibilità e dinamismo..

Esempi......

In questo ultimo anno si sono verificati degli avvenimenti che senza esagerare posso definirli rivoluzionari. Il primo avvenimento è senza dubbio l'uscita in commercio dell'ipad.
che poi come una reazione a catena ha innescato altre eccezionali novità.nuovo mercato, nuove figure professionali, nuova generazione di digital born, nuova percezione visiva.

Caratteristiche di lean-back e confronto con gli altri tablet.

Livelli di e-drawing : animazione, interattività con il testo scritto e con il lettore. 2d e3d, la differenza

I nuovi reader device essendo dinamici sono particolarmente adatti ad immagini in 3D. Che senso ha continuare a produrre immagini in 2D per un oggetto costruito e configurato per il 3D

Sia per la possibilità di utilizzare la tecnologia del touch screen sia per quanto un non lontano futuro in cui le immagini usciranno dallo schermo.
Software più intuitivi per il 3D

Il successo del iPad ha portato alla formazione di un nuovo mercato editoriale. Cambiamento del prodotto.... L'ebook non vuole essere il sostituto del libro è una sua evoluzione e di conseguenza un nuovo prodotto mai esistito prima. Il risultato di tutto ciò è che tutto quello che riguarda gli ebook sono nuove realtà che vanno interpretate e capite.

Nuove realtà:
Il mercato editoriale
Le procedure per fare un libro e un ebook (i costi)
Le figure professionali nell'editoria cartacea
Le figure professionali nell' epublishing
I diritti d'autore e i prezzi delle illustrazioni


Le nuove generazioni dei digital born
Chi sono e come apprendono: learning by doing, differenza di apprendimento tra la vecchia generazione. Il nostro modo di apprendere è stato sul supporto cartaceo e con un passaggio verticale....genitori,maestri, proff. Tutor, prete....ecc. Il loro è orizzontale, navigano e si confrontano con  gli altri pari in rete. Il digitale per loro è una realtà naturale, apprendono per tentativi non hanno bisogno di manuali.

Primato dell'immagine sullo scritto, percezione visiva differente. La nostra generazione acquisisce informazioni visive in maniera analogica, cioè sequenziale. Prima una, poi l'altra, come un in un fumetto o in una pellicola il nostro senso percettivo è impostato per leggere immagini  sequenziali, i digitalborn invece percepiscono le immagini in maniera multi tasking, cioè diverse e nello stesso tempo. Anche la percezione dei colori per loro è differente dalla nostra. Loro sono abituati a vedere immagini  in rgb. I colori stampati in cymk su carta sono differenti.  La loro percezione cromatica, le luci, le atmosfere sono differenti. Il passaggio percettivo tra una generazione ed un altra non è più graduale ma radicale, netta. Differenza della lettura, noi migranti informatici abbiamo una lettura meditativa loro hanno una lettura dinamica. Quando vedono una immagine non si soffermano la toccano, veloci cercano altre immagini correlate, appunto una lettura multi tasking.


I prezzi e il problema degli originali, il cloud computing

Paragone con il campo della musica. Prima del digitale chi acquistava un vinile e poi un cd aveva il senso di avere acquistato qualche cosa di concreto, come tra l'altro tutte le merci. Ma in realtà quello che si acquistava era solo l'imballaggio di una informazione, cover di cartone o contenitore in plastica, vinile o dischetto iridescente erano contenitori di informazione, e cioè la musica. Quando sono apparsi dei lettori che funzionavano anche da contenitori come l'iPod in cui l'informazione oltre ad essere archiviata veniva prelevata e pagata  direttamente dalla rete, senza nessun passaggio materico, finalmente si è chiarito che il vero oggetto di acquisto non era il vinile o il cd, ma l'informazione nel loro interno. Dopo circa un decennio, finalmente la stessa situazione si sta configurando con le immagini. Non erano  gli originali, i disegni su carta che noi illustratori vendevamo agli editori, ma informazioni cromatiche contenute in un foglio di carta. Tant'è vero che di solito l'editore non si opponeva alla restituzione dell'originale dopo un certo tempo. Quello che lui aveva acquistato era l'informazione visiva da inserire nel suo libro. Con l'avvento del digitale le immagini elettroniche hanno lasciato il loro vecchio contenitore e le loro informazioni pure hanno funzionato ugualmente per essere inserite in un libro. Tra l'editore e l'illustratore sono già alcuni anni che esiste uno scambio economico per una informazione senza supporto e ora con l'ebook lo stesso scambio avviene tra l'editore e il suo lettore.
È per questo che considero il problema degli originali un problema risolto: come nella musica non esistono originali, solo informazioni affascinanti e coinvolgenti. La loro archiviazione e unica salvaguardia è il cloud computing.

Spiegazione del cloud computing








I disegni come informazione visiva



  i disegni e più in generale le immagini prodotte dall'uomo sono da considerarsi informazioni. Un disegno è un insieme di complesse informazioni: cromatiche, formali, compositive, descrittive. Il grosso problema di una informazione è prima di tutto la sua trasmissione e cosa più importante il suo rapporto con il fattore t cioè il tempo. Un informazione ha un valore in più al suo contenuto se riesce a mantenersi nel tempo. Prendiamo per esempio un poema epico come l'Odissea. La sua massa di informazioni è ora un grande patrimonio culturale grazie al fatto che è stato trasmesso e mantenuto contro il tempo. All'inizio con la trasmissione orale dei vari cantori e poi perchè  è stato riportato su supporti cartacei. Anche la natura ha il problema  di trasmettere le sue informazioni attraverso il tempo. Gli esseri viventi hanno risolto la trasmissione delle informazioni genetiche del loro DNA attraverso la generazione di propri discendenti con al loro interno il DNA primario. Un disegno è un complesso insieme di informazioni, come il dna in natura, ha il grosso problema anche lui di resistere al tempo. Fissare tutte le informazioni di una immagine su un supporto materico come la parete di una caverna è stata la prima soluzione dell'uomo. Tavolette di creta, papiri, carta, pietra,.... Sono tutte soluzioni tecnologiche per trasportare l'informazione e soprattutto mantenerla nel tempo. Il valore dell'informazione visiva si è sempre più conglobata con il suo supporto durante tutta la storia dell'uomo fino a fondere il valore dell'informazione con il suo device.
Il valore di una  tela dipinta da un grande maestro non è nella tela che ha usato o nei pigmenti che ha spalmato, ma nell'informazione visiva che quei materiali mi trasmettono. Con l'avvento del digitale si è verificata una impensabile rivoluzione informatica. Traducendo tutte le informazioni, scritte, sonore, visive in digitale e dunque in algoritmi matematici, ogni tipologia informativa si è di fatto resa indipendente dal suo supporto. Prendo come esempio l'informazione musicale. Da quando l'uomo è riuscito, solo da un secolo, a fissare la musica su un supporto, come un  nastro, o su disco in vinile o un dischetto inciso con il laser tutti quanti identificavano il valore di quella informazione musicale nel suo supporto e non nella musica in s'è. Finalmente con l'iPod prima e con i vari store in rete, le persone hanno capito che pagando un certo compenso potevano sentire l'informazione musicale senza avere tra le mani un contenitore fisico. È questo che sta succedendo anche per l'informazione visiva, e cioè le immagini. Io creatore di immagini, quando elaboro il mio prodotto in digitale lo monetizzo passando l'informazione al mio editore e lui ai suoi lettori senza un supporto, solo informazioni! 

lunedì 21 marzo 2011

nativi digitali,...aggiunte alla riflessione precedente

Ho aggiunto alcune nuove parti sul post precedente. Come nei disegni, anche gli appunti diciamo "teoretici" sono un work in progress, sono delle riflessioni dovute a stimoli o suggerimenti che giorno dopo giorno mi spingono  a ragionarci su. Poi, quando sarà il momento cercherò di riorganizzarli in un testo che abbia una logica continuità. Per ora li metto a disposizione di chiunque nella speranza di avere suggerimenti  o scambi di opinioni. buona lettura







Una riflessione sulla cultura visiva dei digital born.

di G.Peranzoni/ 03/11



Le nuove generazioni definite ormai come digital born o nativi digitali hanno caratteristiche culturali e percettive molto differenti dalle generazioni precedenti. Paolo Ferri nel suo libro "nativi digitali" descrive in maniera completa e precisa  le loro caratteristiche e la loro formazione, ma soprattutto la loro intelligenza digitale.
Le nuove generazioni si stanno formando in maniera completamente diversa dalla nostra, come accennato da Paolo Ferri:

....." questa generazione, i nativi digitali, mostra comportamenti di comunicazione e apprendimento diversi dalle generazioni precedenti; in particolare, apprende attraverso schemi, icone, suoni, giochi, "navigazioni" virtuali e in costante contatto telematico con il gruppo di pari....." e ancora ......" i nativi hanno a disposizione una grande quantità di strumenti digitali di apprendimento e comunicazione formativa e sociale. Molti strumenti hardware: note-book, tablet, iPad  consolle connesse a internet , ebook, iPod, smartphone, social network come facebook o myspace, messanger youtube, Skype....."

È ormai certo che il loro linguaggio di comunicare è un nuovo linguaggio culturale completamente autonomo da quello precedente. Il loro stile cognitivo nasce da una realtà senza radici.
Proviamo a vedere come e perchè l'aspetto culturale di queste future generazioni  sono così diverse dalle precedenti. Le nostre competenze e in generale la nostra cultura sono state il frutto di passaggi lenti e meditativi sui libri cartacei  e soprattutto con  la mediazione di figure ben definite: prima i genitori poi gli insegnanti di vario grado. È grazie a loro che ci hanno passato e tradotto il sapere precedente. È per merito di una   figura umana, maestro, genitore, tutore, che il sapere è passato di generazione in generazione.
 La  formazione di questi ' tutor'  e le loro opinioni sono state anche un filtro culturale e interpretativo. Ma soprattutto il passaggio dei saperi avveniva in verticale, in una forma gerarchica. La cultura che la nostra generazione gutemberiana  (come la definisce Ferri), ha acquisito dalle  precedenti,  ha due aspetti comuni: la verticalità del passaggio e il mezzo o il media con cui questo passaggio veniva effettuato. In parole più semplici, tutte le nozioni che hanno formato il mio sapere mi sono state trasmesse fin dalla nascita da persone che gerarchicamente erano al di sopra della mia persona: i genitori prima, e a seguire  il maestro elementare, il professore, l'istruttore, in alcuni casi il prete, e altri soggetti formativi, e in questa maniera anche le generazioni precedenti.
 Era un passaggio che veniva calato dall'alto, in senso verticale e singolarmente con un codice uniforme (orale per i primi anni e scritto per il resto) utilizzando un media collaudato da più di 500 anni e cioè il libro cartaceo.La nuova generazione al contrario ha una formazione diretta, cioè in senso orizzontale. Anche i nativi digitali acquisiscono le nozioni principali, di base, nella stessa maniera precedente ma già nei primi anni, quando raggiungono una autonomia motoria e cioè verso i 4-5 anni,  i digital born completano e approfondiscono le loro nozioni  e conseguentemente  plasmano il loro cervello in maniera orizzontale, nuotando in questo oceano del sapere umano che è internet!  Così la loro formazione culturale si sta formando senza intermediari e in maniera non gerarchica. Citando ancora Paolo Ferri e il suo testo

:... I nativi sono differenti da noi perchè vivono in un ecosistema mediale che co-evolve più con la loro vita familiare e sociale, che con la scuola e i sistemi formativi, dove l'utilizzo delle tecnologie risulta meno produttivo ....
E ancora

....." i nativi digitali apprendono per esperienza, il loro è un learning by doing inconsapevole e naturale, costruiscono la loro esperienza non linearmente ma per successive approssimazioni secondo una logica che è più vicina a quella "abduttiva" di Peirce, che non quella induttiva di Galileo o a quella deduttiva di Aristotele che caratterizza lo stile di apprendimento delle generazioni precedenti.
È con questa tipologia di nuovi lettori che dobbiamo fare i conti. Scuola, istituti di formazione, il mondo del lavoro, l'industria culturale e dunque il settore editoriale e le figure professionali che lo compongono.

I creatori di immagini sono le figure professionali più coinvolte a studiare e cercare di capire questa nuova realtà. La loro tipologia di apprendimento, il learning by doing, per essere efficace ha bisogno di codici di lettura molto veloci e immediati, è per questo che il primato delle immagini sullo scritto ha sempre più fondamento. I tempi di apprendimento dei digital born sono veloci, immediati, il loro learning by doing ha la necessità di dover essere capito al volo per informarsi. Non c'è tempo per leggere lunghe pagine scritte, l'ideale per loro sono messaggi visivi e sonori.
Il loro codice non è più solo il testo scritto, ma è una somma di codici. La realtà digitale glielo permette. La dinamicità dei nuovi device gli consente di miscelare lo scritto, il sonoro, e il visivo. Ed è proprio per questo che nasce la necessità, per chi crea immagini, di capire come sono le caratteristiche del codice visivo di queste nuove generazioni.
Illuminante è una conclusione a cui arriva P.  Fabbri

...." è con questa razza in via di apparizione che dovranno confortarsi prima la scuola e i sistemi formativi, che sono già popolati, almeno nei paesi occidentali, dai nativi ; ma molto presto anche il mondo del lavoro e della produzione, oltre che quello dei servizi e dell'industria culturale, a partire dall'editoria. I nativi sono i cittadini, i lavoratori e i consumatori di domani... Non si tratta di nuovi barbari, sono semplicemente diversi.... Solo comprendendo i loro nuovi stili  di " accesso" al mercato e ai servizi sarà possibile la definizione di nuovi modelli di business e di erogazione di prestazioni sociali e formative. Solo osservando attentamente gli stili comunicativi sarà possibile ridefinire le tipologie di prodotti, i contenuti, e gli asset digitali e i prodotti che avranno successo."....

 Se  non ci sintonizziamo con questa nuova generazione e impariamo i loro nuovi codici di trasmissione delle informazioni rischiamo di produrre dei prodotti culturali che non verranno nè capiti ne usati.
È fuori di dubbio che la percezione visiva delle immagini impresse sul cartaceo è lontana anni luce dalla percezione visiva di immagini digitali, e nel mio libro ho cercato di mettere in chiaro le varie differenze, ma più alla radice di questa analisi c'è da indagare un altro aspetto fondamentale: la percezione visiva delle immagini tra le generazioni gutemberghiane e la nuova digital born.
Il salto culturale di apprendimento, di formazione e di percezione è per la prima volta netto, tra noi e loro non c'è una continuità, un passaggio graduale mediato da professionisti della cultura e della formazione. Le immagini che finora hanno popolato il nostro universo visivo attraendoci e stimolandoci prima su supporto cartaceo e poi su supporto digitale con determinati parametri e strutture grafiche sono ora immagini scariche ai loro occhi.
Una animazione di Calimero, o un cartone come Biancaneve della Disney è un linguaggio visivo che si potrebbe paragonare all'italiano di Dante parlato oggi. I nativi digitali parlano con immagini molto più dinamiche, il 3D è la loro grammatica, i colori retroilluminati in rgb sono il materiale con cui plasmano i loro sogni.
Il famoso trattato di Rudolf Arnheim " arte e percezione visiva" va riscritto radicalmente. La percezione delle forme, dei colori, delle varie tipologie di atmosfere visive, ma anche gli ambienti e la loro illuminazione, il trattamento delle ombre, le strutture grafiche delle immagini, sono tutti parametri che sono completamente cambiati.
La percezione visiva delle generazioni gutemberiane è molto differente da quella dei digital born. La percezione visiva pre-digitale infatti nonostante i vari stili e cambiamenti delle diverse epoche, aveva un elemento comune che la unificava e cioè il supporto su cui venivano impresse le immagini: la carta. I toni delicati di un acquerello hanno una risposta visiva e percettiva perfetta se riprodotte su un supporto cartaceo. Non solo, ma a seconda della qualità della carta e delle sue caratteristiche,  le vibrazioni cromatiche cambiano a seconda della esposizione alla luce reale. I toni delicati dei bruni, dei grigi e dei colori pastello di una tavola di Roberto Innocenti riprodotti in digitale sono un altra cosa, la loro informazione cromatica è molto differente. Ma anche la loro  lettura è diversa. L'immagine su carta ha una diversa forma di lettura da quella digitale, è più meditativa, il cartaceo mi permette di dilungarmi nel tempo a guardare l'immagine di fronte. Il digitale no. Come ho descritto nel mio libro "E-Drawing" le immagini dei nuovi device sono dinamiche, veloci, interattive e retroilluminate. Il loro cromatismo appunto perchè è illuminato è potente, non dipende dalla illuminazione esterna, non dipende dall'assorbimento del materiale su cui viene riprodotto, è autonomo. Quando apro un e- book sul mio iPad, il primo istinto che provo non è quello di scoprire i dettagli e le sfumature del disegno, ma quello di toccare con il mio dito diverse parti dell'immagine per scoprire se succede qualche cosa. La sensazione cromatica è immediata. Non mi devo spostare verso una fonte di luce diversa per scoprire nuovi effetti o dettagli. Usando una metafora giornalistica, l'immagine digitale non è un lungo articolo, è un titolo a caratteri cubitali!  Inconsciamente io so che di fronte ad una immagine digitale le informazioni cromatiche che ricevo sono quelle che vedo immediatamente, non perdo tempo a guardarle per una decina di minuti come quelle cartacee le quali a seconda di come erano illuminate mi davano diverse letture.
L'esigenza della mia mente di fronte ad una immagine digitale non è più quella meditativa della carta, ma una esigenza di nuove informazioni che potrebbero esserci nella dinamicità del mio device che ho sottomano. La mia mente ha imparato che una immagine digitale può nascondere o meglio contenere altre possibilità di lettura e di approfondimenti. E se da migrante digitale ho già acquisito questo stimolo ormai meccanico, figuriamoci un nativo digitale la cui percezione è nata fin dall'inizio in questa nuova tipologia di lettura. Il motivo è facilmente intuibile e per spiegarlo meglio prendo  ancora spunto dal libro di Fabbri:

...il nuovo stile cognitivo dei nativi è molto simile alla cultura partecipativa descritta da Jenkins. Cooperano e apprendono on-line secondo le regole dell'etica hacker: gioco, condivisione, gratuità, cooperazione. Piuttosto che interpretare, configurano;   piuttosto che concentrarsi su oggetti statici vedono il sapere come un processo dinamico   di
 co-costruzione. Piuttosto che essere spettatori, sono attori e autori, personalizzando in questo modo l'apprendimento....

 È per questo motivo che i gli e-book sono così in simbiosi e funzionali ai digital born. Le caratteristiche dei nuovi reader device rispondono in maniera perfetta alle caratteristiche della loro cultura partecipativa: dinamismo e interattività e di conseguenza anche le immagini in esso contenute.
Gli e-drawing sono prodotti visivi che sfruttano in maniera ottimale le caratteristiche dei nuovi tablet, ma non per esigenze ludiche o sperimentali ma perchè rispondono perfettamente alla esigenza della cultura partecipativa dei digital born. Il poter muovere quello che si vede, poterlo roteare, entrare dentro nell'immagine, manipolarla fa parte della costituzione mentale dei nuovi nativi digitali.

mercoledì 16 marzo 2011

anteprima dell'intervento alla fiera di Bologna

Scrivo qui alcuni punti della riflessione che vorrei portare all'incontro che si svolgerà alla Fiera di Bologna nel caffè degli illustratori il 30-3-2011 ore 15,30. Sono solo appunti veloci, quasi un promemoria ma che mi piacerebbe stimolassero una discussione anche sul blog.





Una riflessione sulla cultura visiva dei digital born



Le nuove generazioni definite ormai come digital born o nativi digitali hanno caratteristiche culturali e percettive molto differenti dalle generazioni precedenti. Paolo Ferri nel suo libro "nativi digitali" descrive in maniera completa le loro caratteristiche e la loro formazione, ma soprattutto la loro intelligenza digitale.

Le nuove generazioni si stanno formando in maniera completamente diversa dalla nostra, come accennato da Paolo Ferri ....." questa generazione, i nativi digitali, mostra comportamenti di comunicazione e apprendimento diversi dalle generazioni precedenti; in particolare, apprende attraverso schemi, icone, suoni, giochi, "navigazioni" virtuali e in costante contatto telematico con il gruppo di pari....." e ancora ......" i nativi hanno a disposizione una grande quantità di strumenti digitali di apprendimento e comunicazione formativa e sociale. Molti strumenti hardware: note-book, tablet, iPad  consolle connesse a internet , ebook, iPod, smartphone, social network come facebook o myspace, messanger youtube, Skype....."

È ormai certo che il loro linguaggio di comunicare è un nuovo linguaggio culturale completamente autonomo da quello precedente. Il loro stile cognitivo nasce da una realtà senza radici.
Proviamo a vedere come e perchè l'aspetto culturale di queste future generazioni  sono così diverse dalle precedenti. Le nostre competenze e in generale la nostra cultura sono stati il frutto di passaggi lenti e meditativi sui libri cartacei  e soprattutto con  la mediazione di figure ben definite: prima i genitori poi gli insegnanti di vario grado. È grazie a loro che ci hanno passato e tradotto il sapere precedente. È per merito di una   figura umana, maestro, genitore, tutore, che il sapere è passato di generazione in generazione. La loro formazione e le loro opinioni sono state anche un filtro culturale e interpretativo. La nuova generazione al contrario ha una formazione diretta. I digital born si informano e plasmano il loro cervello nuotando in questo oceano del sapere umano che è internet!
 Citando ancora Paolo Ferri e il suo testo :... I nativi sono differenti da noi perchè vivono in un ecosistema mediale che co-evolve più con la loro vita familiare e sociale, che con la scuola e i sistemi formativi, dove l'utilizzo delle tecnologie risulta meno produttivo ....
E ancora....." i nativi digitali apprendono per esperienza, il loro è un learning by doing inconsapevole e naturale, costruisco la loro esperienza non linearmente ma per successive approssimazioni secondo una logica che è più vicina a quella "abduttiva" di Peirce, che non quella induttiva di Galileo o a quella deduttiva di Aristotele che caratterizza lo stile di apprendimento delle generazioni precedenti.

È con questa tipologia di nuovi lettori che dobbiamo fare i conti. Scuola, istituti di formazione, il mondo del lavoro, l'industria culturale e dunque il settore editoriale e le figure professionali che lo compongono.
I creatori di immagini sono le figure professionali più coinvolte a capire questa nuova realtà, se non ci sintonizziamo con questa nuova generazione e impariamo i loro nuovi codici di trasmissione delle informazioni rischiamo di produrre dei prodotti culturali che non verranno nè capiti ne usati.
Le nuove generazioni stanno radicalmente cambiando non solo la maniera di apprendimento e di come relazionarsi con i loro pari ma di conseguenza anche  e soprattutto i loro codici di comunicazione. Il metodo di acquisizione del sapere è ben descritto nel volume di Paolo Ferri, il così detto learning by doing ma quello su cui non si è ancora riflettuto o studiato è anche  il codice visivo su cui si basa ogni scambio di informazione digitale.
È fuori di dubbio che la percezione visiva delle immagini impresse sul cartaceo è lontana anni luce dalla percezione visiva di immagini digitali, e nel mio libro ho cercato di mettere in chiaro le varie differenze, ma più alla radice di questa analisi c'è da indagare un altro aspetto fondamentale: la percezione visiva delle immagini tra le generazioni gutemberghiane e la nuova digital born.
Il salto culturale di apprendimento, di formazione e di percezione è per la prima volta netto, tra noi e loro non c'è una continuità, un passaggio graduale mediato da professionisti della cultura e dell'approfondimento. Le immagini che finora hanno popolato il nostro universo visivo attraendoci e stimolandoci prima su supporto cartaceo e poi su supporto digitale con determinati parametri e strutture grafiche sono ora immagini scariche ai loro occhi.
Una animazione di Calimero, o un cartone come Biancaneve della Disney è un linguaggio visivo che si potrebbe paragonare all'italiano di Dante parlato oggi. I nativi digitali parlano con immagini molto più dinamiche, il 3D è la loro grammatica i colori retroilluminati in rgb sono il materiale con cui plasmano i loro sogni.
Le luci, le ombre, i toni di colore, le atmosfere sono completamente diverse dalle delicate sfumature acquerellate di illustrazioni stampate su preziosa carta fatta a mano di costose edizioni cartacee. Provate a verificare tutte le immagini sotto mano dei vari videogiochi in rete, oppure le ultime edizioni di app. di libri per l'infanzia. I  prodotti che ancora   simulano vecchie tecniche pittoriche sono la minoranza.
Il motivo è facilmente intuibile e per spiegarlo meglio prendo  ancora spunto dal libro di Fabbri:
...il nuovo stile cognitivo dei nativi è molto simile alla cultura partecipativa descritta da Jenkins. Cooperano e apprendono on-line secondo le regole dell'etica hacker: gioco, condivisione, gratuità, cooperazione. Piuttosto che interpretare, configurano;   piuttosto che concentrarsi su oggetti statici vedono il sapere come un processo dinamico   di
 co-costruzione. Piuttosto che essere spettatori, sono attori e autori, personalizzando in questo modo l'apprendimento....  È per questo motivo che i gli e-book sono così in simbiosi e funzionali ai digital born. Le caratteristiche dei nuovi reader device rispondono in maniera perfetta alle caratteristiche della loro cultura partecipativa: dinamismo e interattività e di conseguenza anche le immagini in esso contenute.
Gli e-drawing sono prodotti visivi che sfruttano in maniera ottimale le caratteristiche dei nuovi tablet, ma non per esigenze ludiche o sperimentali ma perchè rispondono perfettamente alla esigenza della cultura partecipativa dei digital born. Il poter muovere quello che si vede, poterlo roteare, entrare dentro nell'immagine, manipolarla fa parte della costituzione mentale dei nuovi nativi digitali.

giovedì 3 marzo 2011

2D o 3D, le nuove scelte per chi disegna immagini

Sono brevi appunti di discussione che cercherò di affrontare nell'incontro al caffè degli illustratori alla fiera di Bologna, il prossimo 30 marzo, appena posso cercherò di svilupparli meglio.

Di fronte all'affermarsi del nuovo mercato editoriale degli e-book e nella riflessione
conseguente al ruolo e alle caratteristiche delle immagini in questo nuovo mercato si fa
urgente discutere tra noi creatori di immagini il grosso problema che pian piano si sta
configurando: che senso ha continuare a produrre immagini bidimensionali per un medium
e un mercato ormai completamente strutturato per ricevere e sfruttare al massimo prodotti
visivi in 3D.
Con le ultime generazioni di e-reader e la loro formidabile caratteristica dinamica, le
immagini bidimensionali hanno dovuto nella maggioranza dei casi incorporare il
movimento nella loro struttura. Per sfruttare al meglio e adeguarsi alle caratteristiche
dinamiche e interattive degli e-book, il creatore di immagini è stato quasi costretto a
inserire nel suo disegno bidimensionale una caratteristica dinamica, una animazione, che
tra l'altro gli permette di rapportarsi con il testo scritto in maniera diversa da prima, molto
piú diretta e interattiva e con la possibilità anche di includere nel suo prodotto l'altra
caratteristica fondamentale, il suono.
Quello che vorrei sottolineare non sono queste prospettive ormai concrete e presenti, ma
quelle future. È molto facile prevedere nelle prossime ondate tecnologiche la nascita di
nuove generazioni di tablet che sfrutteranno totalmente il 3D. Non il 3D percettivo ma
quello effettivo, l'immagine che si fa oggetto e prende corpo dentro o al di sopra dello
schermo. Di fronte a questa nuova realtà a noi illustratori si presenta una enorme
domanda fondamentale per il nostro futuro: che senso ha produrre immagini ancora in 2D!
Quando le prossime generazioni di piccoli lettori avranno uno schermo di lettura
oleografico, trasparente e interattivo, le immagini che gli si presenteranno dovranno per
forza essere manipolabili, rotabili, quasi tattili come veri oggetti. Ci sarà fra poco un'altro
grande salto professionale simile al periodo in cui abbiamo dovuto scegliere la penna
ottica al pennello in setola. 2d o 3D!!!
Io penso che prima o poi non possiamo continuare a fare esercizi calligrafici di fronte a
questa svolta epocale e tecnologica. Dobbiamo essere in grado di portare le nostre
esigenze di creativi dentro questa nuova realtà. Mi spiego meglio: da quando ho iniziato a
produrre immagini per gli e-book la prima difficoltà e stata quella di apprendere
velocemente le capacità di inserire una animazione anche semplice nei miei disegni, e con
un pò di fatica sono riuscito a sfruttare le mie competenze tecnologiche che i miei
programmi di pittura digitale mi mettevano a disposizione. Ma quando ho cercato di fare il
salto nel 3D e nella conseguente modellazione mi sono trovato di fronte a programmi
molto complessi che richiedevano capacità informatiche non indifferenti. Per quale
motivo? Quello che vorrei far nascere è una collaborazione comune della nostra categoria
per elaborare dei documenti, delle iniziative o qualsiasi altra cosa utile per sospingere i
produttori di software a produrre programmi molto più intuitivi.