lunedì 27 febbraio 2012

versione definitiva di Augmented imaage

per chi disegna: questa la versione finale per Beltel di Aughmented Reality, illustrazioni digitali aumentate....buona lettura e benvenuti i commenti:


AUGMENTED  IMAGE


In questi ultimi tempi si parla spesso di Augmented Reality, realtà aumentata.  Wikipedia la descrive in questa maniera :

Per realtà aumentata (in inglese augmented reality, abbreviato AR), o realtà mediata dall'elaboratore, si intende l'arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi [1].
Il cruscotto dell'automobile, l'esplorazione della città puntando lo smart phone, il Kinect per Xbox e la chirurgia robotica a distanza sono tutti esempi di realtà aumentata.
Gli elementi che "aumentano" la realtà possono essere aggiunti attraverso un dispositivo mobile, come uno smart phone, con l'uso di un PC dotato di webcam o altri sensori, con dispositivi di visione (per es. occhiali a proiezione sulla retina), di ascolto (auricolari) e di manipolazione (guanti) che aggiungono informazioni multimediali alla realtà già normalmente percepita.
Le informazioni "aggiuntive" possono in realtà consistere anche in una diminuzione della quantità di informazioni normalmente percepibili per via sensoriale, sempre al fine di presentare una situazione più chiara o più utile o più divertente. Anche in questo caso si parla di AR.
La mediazione avviene solitamente in tempo reale. Le informazioni circa il mondo reale che circonda l'utente possono diventare interattive e manipolabili digitalmente.....

La considerazione che vorrei esporre qui di seguito sulla realtà aumentata, riguarda un particolare aspetto della realtà: quella visiva e in   particolare l'aspetto di AR sulle immagini digitali. La realtà fisica o virtuale che sia, è sempre stata rappresentata e percepita, nella maggioranza dei casi, da immagini. Per quanto riguarda le immagini digitali e le loro caratteristiche,  (di cui ho già parlato in un altra occasione con il titolo "immagini fluide), la presenza di Augmented Reality la si poteva già  notare da diverso tempo. Ma  cosa voglio  intendere per immagini  aumentate, o meglio ancora per Augmented Image? Mi riferisco a  quella tipologia di immagini digitali che oltre al loro aspetto comunicativo diretto ed in un unico pattern, hanno altre informazioni visive nella loro struttura o composizione. Informazioni stratificate  che come Metadati giacenti nella loro memoria, (ad esempio come  tutti i dati che ogni fotografia digitale si porta con s'è), si sovrappongono e  cambiano aspetto.
 È già da  diversi anni che esistono su diverse pubblicazioni on line, nelle Apps di ogni categoria,  immagini digitali con aggiunte di informazioni non solo di Metadati ma visive.  Immagini che, seguendo la rotazione del tablet,  si adattano alla postura orizzontale o verticale cambiando la loro dimensione,  ma che in alcuni casi, con la rotazione si aggiungono particolari che nella precedente situazione non avevano. Oppure immagini che "cliccando" su specifiche parti, visualizzano il dettaglio in maniera più completa con un aggiunta di una nuova immagine. Immagini stratificate  dove da una prima loro visualizzazione è possibile scoprirne altre in sovrapposizione. Esempi  molto chiari  di come possono essere delle  Augmented IMAGE   le possiamo trovare da diverso tempo nella rivista Wired.  Nel  mese di gennaio di quest'anno, per esempio, si può vedere la  pubblicità di una famosa casa automobilistica in cui la visualizzazione di  un modello di auto è collocato all'interno di un paesaggio desertico. Alla base della pagina ci sono una decina di  circoli di vario colore e al tocco di ogni circolo la carrozzeria (con tutti i suoi riflessi) cambia di colore. Al tocco di una freccia, situata ai lati della pagina, il contesto paesaggistico  scivola via per essere sostituito con in altro (marino, lunare, egiziano, tropicale) indipendentemente dal soggetto dell'auto. In questo caso possiamo  affermare che si tratta di  una  Augmented IMAGE,  cioè una immagine con un aumento di informazioni di tipo visivo. In un altra pagina si può trovare una altro esempio di immagini aumentate:  delle cartine geografiche con piccole immagini dislocate sul territorio dove al tocco delle immagini, si aprono dei box con testi descrittivi. È un  Augmented di informazioni tra immagine e testo. Ma potrei continuare con molti altri esempi. La conclusione è che la AR, nell'ambito delle immagini, è un dato di fatto da diverso tempo.



È una nuova frontiera per chi crea immagini. Se nell'era pre-digitale, il creatore di immagini aveva come obbiettivo l'esecuzione di una unica informazione visiva, immediata e inamovibile successivamente,  con il digitale e i nuovi device di lettura, l'obbiettivo era creare nuove tipologie di immagini con  l'aggiunta di dinamicità e interattività sia con il lettore che con il codice sonoro.
 Ora, in una evoluzione continua,  si aggiunge una nuova qualità: la AR visiva. Chi crea immagini ha dunque un altra incredibile scelta: costruire la sua informazione in maniera multipla come un contenitore al cui interno possono  esistere altre informazioni, in un magico gioco di matrioske visive. Creare un'unica immagine non è più la sola possibilità. Il messaggio visivo ora può essere frazionato, letto in maniere differenti e nello stesso spazio. L'aggiunta di AR nel mondo visivo significa avere introdotto il fattore tempo in un prodotto che fino ad ora era immediato e sintetico. Non più una singola nota visiva, ma una serie di note che affiorano lungo una linea temporale e che come una sinfonia si sviluppano in sequenza.
Anche  per il lettore,  percepire un immagine non significa più fermarsi solo alla prima impressione, immediata e unica, ma vuol dire poter ammirare una immagine multipla che si sviluppa nel tempo. Non è il tempo di una animazione o di un video che in questo caso è intrinseco al prodotto visivo, è al suo interno, ma uno scorrere temporale che il lettore decide in tutta autonomia. Non una sequenza di immagini in movimento, ma una sequenza contemplativa, questa è la grande novità. Al nuovo creatore di immagini, dopo essere diventato dinamico e interattivo ora gli si chiede di essere poliedrico, le sue immagini non possono avere solo una faccia, ma hanno la possibilità di avere diverse sembianze. È l'arte del digitale, bellezza!

Aughmented image

Questa la bozza per un articolo su Beltel: augmented reality e immagini sul mio blog nei prossimi giorni qualche cosa di più concreto, a presto





AUGMENTED IMAGE

In questi ultimi tempi si parla sempre più di Augmented Reality, realtà aumentata. AR è, di fatto, la nuova frontiera del digitale. Wikipedia la descrive in questa maniera :

Per realtà aumentata (in inglese augmented reality, abbreviato AR), o realtà mediata dall'elaboratore, si intende l'arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni, in genere manipolate e convogliate elettronicamente, che non sarebbero percepibili con i cinque sensi [1].Il cruscotto dell'automobile, l'esplorazione della città puntando lo smart phone, il Kinect per Xbox e la chirurgia robotica a distanza sono tutti esempi di realtà aumentata.Gli elementi che "aumentano" la realtà possono essere aggiunti attraverso un dispositivo mobile, come uno smart phone, con l'uso di un PC dotato di webcam o altri sensori, con dispositivi di visione (per es. occhiali a proiezione sulla retina), di ascolto (auricolari) e di manipolazione (guanti) che aggiungono informazioni multimediali alla realtà già normalmente percepita.Le informazioni "aggiuntive" possono in realtà consistere anche in una diminuzione della quantità di informazioni normalmente percepibili per via sensoriale, sempre al fine di presentare una situazione più chiara o più utile o più divertente. Anche in questo caso si parla di AR.La mediazione avviene solitamente in tempo reale. Le informazioni circa il mondo reale che circonda l'utente possono diventare interattive e manipolabili digitalmente.....

La considerazione che vorrei proporre è che la realtà fisica o virtuale che sia, è sempre e comunque rappresentata nella maggioranza dei casi da immagini. Per quanto riguarda le immagini digitali e le loro caratteristiche, (di cui ho già parlato in un altra occasione con il titolo "immagini fluide), la presenza di Augmented IMAGE nel Leo contesto, la si poteva notare già da diverso tempo. 
Ma cosa intendo per immagini aumentate? Sono quella tipologia di immagini digitali che oltre al loro aspetto comunicativo diretto ed in un unico pattern, hanno altre informazioni visive nella loro struttura o composizione. Informazioni stratificate sia nel loro apparire, sia come Metadati che giacciono nella loro memoria. È già da diversi anni che esistono su alcune riviste on line, immagini digitali con aggiunte di informazioni. Immagini che, seguendo la rotazione del tablet, non solo si adattano alla postura orizzontale o verticale cambiando solo la loro dimensione, ma in alcuni casi, con la rotazione si aggiungono particolari che nella precedente situazione non avevano. Oppure immagini che "cliccando" su specifiche parti, visualizzano il dettaglio in maniera più completa con un aggiunta di una nuova immagine. Immagini stratificate, cioè partendo da una prima visualizzazione è possibile scoprirne altre in sovrapposizione.
Esempi molto chiari di come possono essere delle Augmented IMAGE le possiamo trovare da diverso tempo nella rivista Wired. Nel mese di gennaio di quest'anno, per esempio, si può vedere la pubblicità di una famosa casa automobilistica in cui la visualizzazione di un modello di auto è collocato all'interno di un paesaggio desertico. Alla base della pagina c'è una decina di circoli di vario colore e al tocco di ogni circolo la carrozzeria (con tutti i suoi riflessi) cambia il colore. Al tocco di una freccia, situata ai lati della pagina, il contesto paesaggistico scivola via per essere sostituito con in altro (marino, lunare, egiziano, tropicale). 
In questo caso possiamo affermare che si tratta di una Augmented IMAGE, cioè una immagine con un aumento di informazioni di tipo visivo. In un altra pagina si può trovare una altro esempio di immagini aumentate: delle cartine geografiche con piccole immagini dislocate sul territorio dove al tocco delle immagini, si aprono dei box con testi descrittivi. È un Augmented di informazioni tra immagine e testo. Ma potrei continuare con molti altri esempi. 
La conclusione è che la AR, nell'ambito delle immagini, è un dato di fatto da diverso tempo.È una nuova frontiera per chi crea immagini. Se nell'era pre-digitale, il creatore di immagini aveva come obbiettivo l'esecuzione di una unica informazione visiva, immediata e inamovibile, successivamente con il digitale e i nuovi device di lettura, è iniziata l'era di nuove tipologie di immagini, prima con l'aggiunta di dinamicità, poi con l'interattività sia con il lettore che con il codice sonoro.Ora una nuova qualità si aggiunge: la AR visiva
Chi crea immagini ha dunque un altra incredibile possibilità: costruire la sua informazione come un contenitore al cui interno può esistere altre informazioni, in un magico gioco di matrioske visive.Ora anche per il lettore, percepire un immagine non significa solo più fermarsi alla prima impressione, ma poter andare in profondità. Un Augmented IMAGE infatti permette di vedere particolari nascosti, successivi passaggi, Metadati strutturali e altro.

sabato 18 febbraio 2012

immagini digitali ed entropia

aggiungo un altro pezzo alla riflessione precedente....buona lettura

...."La grande differenza tra una intelligenza artificiale e una umana è appunto la differenza di entropia. Una intelligenza artificiale può rispondere ad una situazione in molte diverse maniere, ma il loro numero sarà sempre limitato all'interno del suo programma. Potranno essere migliaia, ma in ogni caso sono il risultato di parametri programmati precedentemente. Un cervello umano, al contrario è imprevedibile perchè la sua struttura è fisica non matematica, e dunque con un alto livello di entropia.
Da queste riflessioni si possono dedurre alcune conclusioni.
 La prima è che esistono due diverse tipologie di entropia che "pilotano" i diversi stati di materia: una entropia biologica o meglio ancora fisica, e una entropia artificiale, digitale.
Faccio un  esempio per comprendere bene dove sta la grande differenza tra entropie, e dunque tra realtà artificiale e  realtà naturale. Per rimanere nel tema delle immagini prendo spunto da una ipotetica esecuzione di manipolazione cromatica. Quando voglio eseguire un fondo colorato elaborato con i medium tradizionali, di solito lascio alle varie reazione autonome dalla mia volontà  dei diversi materiali a suggerirmi il mio intervento successivo. Con un pennello stendo del colore diluito che aggiunto ad un altro si miscela in maniera disordinata, entropica, posso gettare dei grani di sale per ottenere un altro effetto casuale, intervenire con spugne che sempre in maniera autonoma mi cambiano la situazione, e sottolineo, sempre più in una situazione disordinata, di alto contenuto di entropia e dunque  casuale. In una realtà digitale, al contrario, la natura matematica della materia con cui ho a che fare non mi da alcuna entropia. È vero che molti programmi simulano gli effetti sopra descritti, ma appunto sono precedentemente programmati. Nel software di Painter, o di photoshop o altri simili, esistono decine di filtri che mi deformano le immagini o i cromatismi che eseguo a mano, ma il disturbo cromatico applicato su un colore sarà sempre lo stesso. Posso ripeterlo decine di volte, ma non avrò mai una differenza se non grazie al cambiamento del mio gesto o della mia pressione.
 Mischiare diversi filtri di deformazione digitale porta in ogni caso a interessanti risultati, è un disordine anche questo, e dunque una entropia di pixel, ma la grande differenza dalla realtà è appunto la sua prevedibilità. È solo grazie all'enorme sviluppo dei programmi che questo tipo di entropia inizia a dare alla nostra percezione visiva, risultati soddisfacenti.
 Mi ricordo che nei primi anni in cui apparvero le prime immagini digitali, la sensazione di rifiuto era appunto per la loro "freddezza" , la loro standardizzazione. La frase comune di allora era " sono freddi, sono tutti uguali" altro non era che la totale mancanza di entropia nella loro struttura. 
Lo sviluppo successivo dei programmi ha portato una 'entropia programmata' e dunque una naturalezza vicina alla realtà. È la nostra percezione visiva che ha bisogno di entropia? Non credo, perchè di fronte a  forme geometriche perfette o ad espressioni molto ordinate come l'architettura o certe opere di arte astratta, la nostra mente è affascinata.
Probabilmente sono le forme digitali che vogliono simulare quelle naturali che portano un contrasto e un confronto nella nostra maniera di percepirle.
Il momento magico è dunque il contatto tra la nostra realtà materica con quella digitale, quando la mia mano con la penna ottica tocca il video. È quello il momento magico con cui una immagine digitale diventa unica, è l'entropia che il suo autore riesce a trasferire e che gli dà l'anima, e che la innalza dal mondo dei numeri. Più specificamente, è l'entropia dei neuroni del nostro cervello che attraverso il gesto si propagano all'esterno.

venerdì 17 febbraio 2012

altra copertina

Anche questa è fatta: la storia di una figlia che trova dei vecchi diari della madre scomparsa e come in uno specchio si rivede la sua infanzia..... trama interessante, non posso fare un work in progress perchè è uno stile senza progetto.... parto subito con il colore a braccio.....

nuova copertina

ecco un'altra copertina.... con questo ritmo va a finire che faccio una copertina ogni due giorni..... ma quanti scrittori ci sono in Italia?.... per noi illustratori va bene così.... in questo romanzo del settecento, una donna viene colpita da un fulmine con la conseguenza di acquisire il potere di parlare con le anime morte in attesa di giustizia..... e allora vai con il temporale e gli spiriti,..mi sono proprio divertito a farla

domenica 12 febbraio 2012

Immagini digitali ed entropia

pubblico una bozza di una riflessione che intendo approfondire.... penso che il tema sia molto interessante, spero di trovare qualche d'uno con consigli o scambi di parere sul tema....





Immagini digitali ed entropia

di Giulio Peranzoni





Quale è la maggiore differenza tra un immagine materica e una digitale? La risposta che sembrerebbe più ovvia potrebbe  essere il medium con cui è stata creata,  oppure il supporto su cui viene letta e veicolata, ma ad una analisi più attenta e più in approfondita, posso affermare con una certa sicurezza,  che la caratteristica principale che le differenzia è il loro contenuto di entropia.
Prima di dimostrare e dunque capire questa affermazione, mi sembra doveroso riportare, in maniera semplice e concisa,  il significato di entropia.
In Wikipedia, il termine entropia viene così descritto:

"...In fisica l'entropia è una grandezza che viene interpretata come una misura del disordine presente in un sistema fisico qualsiasi, incluso, come caso limite, l'universo. Viene generalmente rappresentata dalla lettera S.
In termodinamica classica, il primo ambito in cui l'entropia venne introdotta, S è una funzione di stato, che, quantificando l'indisponibilità di un sistema a produrre lavoro, si introduce insieme al secondo principio della termodinamica. In base a questa definizione si può dire, in forma non rigorosa ma esplicativa, che quando un sistema passa da uno stato ordinato ad uno disordinato la sua entropia aumenta; questo fatto fornisce indicazioni sulla direzione in cui evolve spontaneamente un sistema.
L'approccio molecolare della meccanica statistica correla più strettamente l'entropia al concetto di ordine, precisamente alle possibili diverse disposizioni dei livelli molecolari e quindi differenti probabilità in cui può trovarsi macroscopicamente un sistema[1]. Nel Sistema Internazionale si misura in joule su kelvin (J/K).
Il concetto di entropia ha conosciuto una vastissima popolarità, tanto da essere esteso ad ambiti non strettamente fisici, come le scienze sociali, la teoria dei segnali, la teoria dell'informazione...."

Se consideriamo una immagine una informazione visiva,  con la caratteristica di un sistema fisico di molecole disposte su un supporto in una certa maniera, possiamo affermare che nella loro struttura è presente necessariamente una quantità di entropia. Per esempio, quando eseguo un immagine ad acquerello in maniera tradizionale utilizzo:  il pennello, l'acqua e il pigmento materico e applicando tale mescolanza su un supporto, le molecole del colore si propagano in maniera entropica, cioè da un momento iniziale ordinato ( tutte contenute nell'interno del pennello con un basso contenuto di entropia) alla loro espansione in maniera disordinata e dunque con un livello di entropia maggiore, cioè casuale. È in effetti una legge fisica universale della materia  quella di trasformarsi sempre più in un sistema di alto contenuto di entropia. In maniera più superficiale questa caratteristica del colore che si propaga su una superficie, l'ho sempre descritta appunto come casualità. La macchia di acquerello che eseguo sulla carta è casuale, non riuscirò mai a crearne una copia completamente identica. Non solo, ma un'altra legge dell'entropia mi dice che è un sistema entropico è irreversibile: una volta eseguita la macchia di acquerello non potrò mai riassorbirla nel mio pennello come un uovo trasformato in frittata non potrà mai più tornare uovo.
Al contrario, in  un immagine digitale eseguita da un software, il contenuto di entropia è nullo. La mia macchia di acquerello digitale, teoricamente eseguita dal computer, potrebbe essere ripetuta centinaia di volte ma sarebbe sempre identica alla prima volta, dunque può essere reversibile. Di fatto, nei software l'elemento di entropia che troviamo nella fisica della materia è quasi assente. Nel mondo dei numeri il disordine non è considerato. Ma allora perchè le diverse immagini digitali sono così evidentemente diverse tra loro? La risposta è: il mio gesto fisico con cui eseguo il  momento creativo con la penna ottica sul video è una trasfusione di entropia in un sistema matematico. Il contatto del mondo reale (la mia mano con la penna ottica) con quello virtuale (la tavoletta video) non è altro che l'iniezione della mia entropia all'interno di un sistema molto ordinato (la realtà digitale) con un bassissimo contenuto di entropia.
È grazie  alla  nostra appartenenza  del mondo fisico materiale  che abbiamo nella nostra struttura una alto contenuto di entropia.


La grande differenza tra una intelligenza artificiale e una umana è appunto la differenza di entropia. Una intelligenza artificiale può rispondere ad una situazione in molte diverse maniere, ma il loro numero sarà sempre limitato all'interno del suo programma. Potranno essere migliaia, ma in ogni caso sono il risultato di parametri programmati precedentemente. Un cervello umano, al contrario è imprevedibile perchè la sua struttura è fisica non matematica, e dunque con un alto livello di entropia.
Il momento magico è dunque il contatto tra la nostra realtà materica con quella digitale, quando la mia mano con la penna ottica tocca il video. È quello il momento magico con cui una immagine digitale diventa unica, è l'entropia che il suo autore riesce a trasferire e che gli dà l'anima, e che la innalza dal mondo dei numeri. Più specificamente, è l'entropia dei neuroni del nostro cervello che attraverso il gesto si propagano all'esterno.