lunedì 4 aprile 2011

2 parte dell'intervista

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Di conseguenza cosa significa per l'illustratore doversi rapportare con il supporto digitale? Ha senso ripensare l'illustrazione cartacea per adattarla al nuovo supporto o è più corretto considerarlo come un nuovo campo con un nuovo sistema di regole completamente diverse dal precedente?

R.
Siamo in un momento molto particolare, di transizione tra un'epoca che si sta per chiudere  e una nuova appena nata. Il passaggio dei saperi per la prima volta nella storia dell'uomo si smaterializza, ogni informazione in forma scritta, sonora, visiva viene tradotta in algoritmi per essere trasportata e archiviata in impulsi elettrici. L'illustratore è un creatore di immagini, per cui si può definire un creatore di informazione visiva e come tale per riuscire a trasmettere il suo messaggio già da diverso tempo  ha dovuto confrontarsi con il mezzo informatico per costruire il suo prodotto. È da diversi anni che noi illustratori  elaboriamo le nostre immagini in digitale che però alla fine della filiera editoriale vengono stampate su carta. Ora con i nuovi device la creazione di immagini digitali trova finalmente la sua naturale sede in un media digitale.
È naturale che non ha nessun senso continuare a elaborare immagini con caratteristiche adatte al cartaceo. Certo nei nuovi device è possibilissimo riprodurre immagini con le caratteristiche di un disegno stampato su carta. Nella tavola rotonda organizzata   alla Fiera del libro di Bologna dove ho partecipato insieme all'editore Neugebauer e allo sviluppatore di Apps nonché editore Umesh Shukla,  è stato presentato da quest'ultimo una app di un libro per bambini "little mermaid" illustrato dalla famosa illustratrice austriaca Zweger, la cui caratteristica è l'esecuzione di delicatissimi acquarelli su carta. Ebbene, grazie alle competenze di Shukla sono rimasto molto sorpreso di come un disegno tradizionale  opportunamente elaborato con i dovuti software possa trasformarsi in un app di alto livello. Questo per dire che anche chi non è completamente immerso nel nuovo mercato delle Apps può avere il suo spazio e la possibilità di proporre un prodotto tradizionale. Ma è come avere una Ferrari e guidarla in un centro abitato o in un viottolo di campagna. Le potenzialità dei nuovi tablet, come il touch screen, lo swipe, la dinamicità delle immagini, l'interazione con il sonoro portano alla conclusione che le immagini adatte a questo tipo di media sono di tutt'altra natura. Se andate nella apple store, categoria libri, troverete migliaia di apps vendute come libri. Si continua a identificarli come libri, ma è evidente che sono ormai un altra cosa. Al loro interno oltre al testo si trovano immagini in movimento, effetti sonori, effetti interattivi, soluzioni ludiche, insomma non è più un libro, è una sua evoluzione, un prodotto ibrido completamente nuovo che prima non esisteva. Per sfruttare al meglio la  tecnica del touch screen e girare le immagini con il mio tocco,  il mio istinto di creativo mi suggerisce di elaborare immagini in 3D. L'interazione con il sonoro mi suggerisce di proporre immagini in movimento. Anche i colori non sono gli stessi della carta. Per stampare un disegno materico o digitale sul cartaceo c'era bisogno di trasformarlo in cymk. Ora i colori di un video sono retroilluminati e in rgb. Cambiano tutti i parametri cromatici. I delicati toni di un acquarello stampati su carta porosa non saranno mai gli stessi riprodotti su uno schermo. I colori stampati su carta prendono vita da una fonte di illuminazione esterna, e con quella vibrano e trasmettono valori cromatici. Una immagine stampata su carta e letta a lume di candela è diversa se vista alla luce di un neon. Le immagini viste su un tablet sono retroilluminate, per cui sono autosufficienti e il loro cromatismo non cambia, i colori hanno un loro valore cromatico  intrinseco non dipendono da una fonte di luce esterna. Non solo, ma le nuove generazioni di futuri lettori, i nuovi nativi digitali, stanno cambiando la loro percezione visiva. I così detti digital born formandosi fin dai primi anni sui nuovi device e sugli schermi del computer, stanno educando il loro cervello a percepire scale cromatiche differenti dalle nostre. La nuova percezione visiva delle nuove generazioni ha bisogno di una lunga riflessione analitica  che ora qui per ragioni di spazio non posso fare, ma la conclusione è che sia necessario assolutamente per noi illustratori pensare a   nuove regole e nuovi parametri  per fare immagini.




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Chi sono, dal suo punto di vista, coloro che stanno meglio interpretando questo mutamento? Dove vale la pena di investigare per trovare dei validi esempi di illustrazione dinamica?

R.
Chi interpreta al meglio quello che sta succedendo sono tutti coloro che hanno capito l'importanza  della realtà digitale come mezzo di scambio dei saperi. Tra quelli della generazione gutemberiana, come la definisce Paolo Ferri nel suo libro "Nativi digitali",  che hanno avuto il coraggio fin dai primi hanno novanta di utilizzare il computer per elaborare i propri disegni sono i nuovi creativi che sfrutteranno in pieno questo nuovo mercato editoriale che tra l'altro fra qualche anno sarà il mercato editoriale principale. Tutti coloro che utilizzano software di modellazione in 3D sono strutturalmente i migliori interpreti di questa nuova realtà. Per non parlare poi dei nuovi creatori di immagini che arrivano dalla digital-born, quelli per intenderci che hanno imparato a disegnare e a creare con la penna ottica in mano senza mai aver visto un tubetto di colore ad olio. Ma in ogni caso basta andare sulle apps della Apple store nella categoria libri per trovare migliaia di libri in formato Apps e prendere nota degli sviluppatori e dei relativi illustratori. Chi ha iniziato a illustrare le  Apps, che considero una evoluzione superiore dell'e-book, sono già i nuovi creativi del futuro. Sono tutti quanti potenzialmente i protagonisti di questo nuovo mercato globale, ma  questo non vuol dire che gli altri siano esclusi, basta adottare le nuove tecnologie e il know how necessario. Come esempio diretto mi metto personalmente in gioco. Dalla vetta dei miei 58 anni sono riuscito, e con molto piacere,  a saltare negli anni 90 sul treno del digitale ed è una esperienza entusiasmante che ancora continua e mi appassiona. Questo per dire che non è necessario essere un nativo digitale per interpretare la nuova realtà, tutti possono essere al passo con i tempi. L'importante per tutti quelli  che lavorano nell'editoria è capire che ogni tipo di messaggio visivo che voglio trasmettere deve essere necessariamente espresso nel linguaggio del tempo in cui ci si trova.

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