lunedì 3 giugno 2013

SALVIAMO GLI ORIGINALI Virtuale e materico nelle opere d'arte (bozza)


   SALVIAMO GLI ORIGINALI
Virtuale e materico nelle opere d'arte


di
GIULIO PERANZONI


Virtuale e reale, digitale e materico,  la contrapposizione di  queste due realtà  sono alla base di una enorme rivoluzione culturale che da diversi decenni ci ha investito, soprattutto per quanto riguarda quel vasto universo visivo delle  immagini.  La digitalizzazione del sapere ha portato alla luce un nuovo paradigma visivo, con le sue meraviglie ma anche con diversi dubbi e preoccupazioni.
Già nella metà del secolo scorso W. Benjamin aveva portato la sua riflessione profonda sulla riproducibilità dell'opera d'arte e sulla perdita della sua "aurea", cioè del suo "hic et nunc", della sua originalità. Ora, con le immagini digitali, non solo l'opera d'arte ha perso la sua originalità ma un'altra sua caratteristica fondamentale viene cancellata: l'originale stesso, la matrice  da cui si riproducevano le sue copie. La riproduzione di un immagine   digitale infatti è un algoritmo matematico che viene attivato e che dunque non riproduce una copia ma genera sempre un originale in maniera esponenziale. Nella realtà eterea del virtuale viaggiano in pratica, miliardi di originali che a loro volta riproducono altrettanti originali. L'oggetto fisico unico che faceva da matrice è stato dunque cancellato  ed è solo  la sua essenza che  viaggia in rete. Miliardi di originali eterei immagazzinati in un abnorme museo: il www.
È da questa nuova situazione che  nasce unevidente preoccupazione: quale consistenza di documentalità mi può garantire l'opera virtuale? L'opera d'arte, come tutti gli oggetti sociali, ha il suo valore proporzionale alla sua documentalità e di conseguenza è fondamentale sapere su quale tipo di supporto viene iscritta.

Nella storia dell'umanità ogni opera d'arte visiva ha avuto bisogno di un supporto per essere veicolata. E ogni supporto naturale ha la sua durata nel tempo che ne garantisce la  presenza nel mondo fisico e materiale. È grazie a supporti duraturi o alla loro conservazione in luoghi riparati,  che conosciamo le meraviglie artistiche del passato. Tutti sanno quanto può durare nel tempo un oggetto in pietra o marmo e quanto sia effimero e indifeso un foglio di carta. Il problema della realtà virtuale al contrario, è che nessuno può  prevedere quanto tempo potrà essere leggibile una immagine nativa in digitale. Con la realtà virtuale, la documentalità di un'opera d'arte è diventata un azzardo, perchè nessuno sa quanto sia affidabile e leggibile  nel lungo periodo un file digitale.
In questi primi due decenni in cui l'uomo ha iniziato a digitalizzare il suo sapere, in effetti le garanzie di stabilità non sono state molto incoraggianti. Pensate ai dati immessi nei primi floppy disk: chi di noi oggi sarebbe in grado di leggerli? E se consideriamo che  la vita media di un Cd o di un DVD è stata valutata intorno ai venti anni, i dubbi si fanno sempre più concreti. Per non parlare poi dello sviluppo continuo e incessante  di nuovi software e di nuovi sistemi operativi che  mette in discussione anche la recente sicurezza di utilizzare la Cloud Computing. Memorizzare su un server remoto i propri dati non mi garantisce affatto  che fra cento anni potrò rileggerli. Il prevedibile cambiamento dei software  negli anni futuri aggiunge poi una ulteriore incertezza.





IL PROGETTO MICHELANGELO
La biennale delle immagini digitali



È di fronte a questa preoccupazione che nasce  il progetto Michelangelo.
Una iniziativa per riportare le immagini digitali di valore estetico e di qualità,  fuori da questa realtà virtuale che ancora non garantisce una sua stabilità. Ridare ad un opera il suo  hic et nunc, aggiungere alla sua documentalità digitale effimera una materica più stabile e duratura.

Le migliori immagini di questi ultimi decenni nate in digitale potranno andare perse per sempre, non possiamo correre questo rischio.

Il progetto Michelangelo consiste proprio nel ridare matericità alle immagini digitali grazie ad una tecnica brevettata che traduce ogni tipo di file digitale in un prodotto di elevato impatto visivo per resa materica e cromatica nonché per le dimensioni delle opere.
Come i grandi progetti di digitalizzazione dei libri cartacei (Google book, progetto Manunzio, e altri) nati  con l'obbiettivo di preservarli dalla loro possibile scomparsa dovuta all'usura  materica, così è anche l'obbiettivo di questo progetto: salvaguardare nel tempo le nuove tipologie di immagini digitali seguendo però la strada contraria e cioè traducendole dal digitale al materico,
È un'iniziativa che parte direttamente da noi creatori di immagini e che si pone anche lobbiettivo di essere una esposizione organizzata  autonomamente da noi illustratori. La maggioranza degli eventi che riguardano  gli illustratori infatti,  è quasi  sempre in supporto ad eventi maggiori ed è  organizzata da enti privati. Un esempio eclatante è la Fiera del libro di Bologna. Non è possibile  che in tutti questi anni il più grande appuntamento internazionale degli illustratori in Italia sia gestito e  organizzato da un ente fieristico al traino di una esposizione di editori senza una rappresentanza consistente di illustratori.
Ridare originalità e matericità ad un opera digitale porterebbe oltretutto anche ad una nuova apertura del mercato degli originali, che con l'avvento del digitale era ormai destinato a sparire.
Per concludere, il progetto potrebbe avere lo stesso spirito della premiazione degli Oscar. Una selezione di immagini prese nella rete (per cui senza nessun costo), giudicate da una giuria competente e da illustratori professionisti. Il premio per  la loro qualità sarà appunto la loro trasformazione dal digitale al materico,  rendendogli così la loro "aurea" di  opera unica, duratura e che verrà esposta in una grande mostra. ..

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