lunedì 8 agosto 2011

la casualità nelle immagini digitali

...continuo il capitolo precedente, buona lettura estiva....








                                          La casualità nelle immagini digitali
                
                                                                       di Giulio Peranzoni




Dopo aver analizzato il rapporto tra le immagini e le due dimensioni in cui sono immerse,
il tempo e lo spazio, cercherò di analizzare ora la loro struttura, le procedure per crearle ed
infine le nuove tipologie.

Sono molti i vantaggi nel creare un immagine in digitale in confronto a una materica e
questi li vedremo nelle pagine successive, ma prima di fare ciò c'è al contrario da
sottolineare una perdita enorme in questo passaggio epocale, ed è la perdita della
casualità che ha la materia ordinaria e che manca assolutamente nella realtà digitale.
Quando ho iniziato a disegnare con la tavoletta grafica utilizzando il software Painter, dopo
molte sensazioni piacevoli che provavo, come ad esempio, il potere tornare indietro dopo
un errore o il non preoccuparsi di una possibile degenerazione del supporto oppure la
classica macchia che cadeva accidentalmente, la prima sensazione spiacevole che ho
provato è stata quella mancanza di ispirazione che di solito avevo mentre procedevo con
l'esecuzione dell'immagine.

In effetti la casualità del comportamento della materia colorata è sempre stata un forte
stimolo a nuove soluzioni cromatiche o addirittura strutturali dell'immagine. Per esempio, la
macchia di acquerello che si espande accidentalmente su una superficie porosa e che si
fonde con un altro strato di colore ancora umido dà come risultato una nuova e
involontaria cromia non programmata e che è il risultato del caso, o meglio dell'interazione
di numerosi fattori fisici non prevedibili ma che a loro volta sono un suggerimento prezioso
all'autore nel procedere. 
Molto spesso dei fattori casuali nel rapporto tra i vari materiali che si utilizzano per creare 
un immagine (con il supporto, con il medium, nel suo piccolo anche la temperatura 
dell'ambiente circostante) creano risultati indipendenti dalla volontà
del suo creatore e che spesso sono delle piacevoli sorprese su cui cavalcare verso
nuove soluzioni.

Lo stesso procedere consapevole deve essere verificato passo per passo e se è il caso
correggerlo. Più chiaramente, se decido di colorare con un acquerello tradizionale una
parte dell'immagine con un colore arancione e nella mia mente penso a quel particolare
arancione, per poterlo ottenere ho due possibilità, o diluisco con acqua il mattoncino
solido di colore puro oppure lo costruisco con velature di giallo o rosso. Ma devo
comunque verificare "sul campo", sulla carta, che le mie scelte siano quelle giuste per
ottenere quel particolare tono che mi ero immaginato e spesso devo intervenire subito a
correggerle per arrivare allo scopo. Di fatto sono sempre costretto a confrontarmi con il
fattore casuale della materia.

In questo caso il fattore casuale consiste in quanta acqua uso per avere un arancione
leggero o un tono più sostenuto se invece procedo per velature, è la temperatura esterna
che mi potrebbe asciugare troppo in fretta la prima velatura e dunque con la fusione della
successiva non mi può dare il risultato voluto. La prova assoluta di come sia fondamentale
nei risultati la casualità, è il fatto che anche se impercettibilmente, un autore non riuscirà
mai a ripetere la stessa pennellata in maniera identica alla prima.

Al contrario nell'eseguire una immagine digitale, la casualità è completamente azzerata. È
la natura matematica del software che non la permette. Un algoritmo che simula la mia
pennellata digitale è appunto una espressione matematica che di fatto è ripetibile sempre
nella stessa maniera. Il colore che risulta sul mio monitor è una miscela di pixel che
vengono collocati la prima volta sul video seguendo la mia pressione sulla tavoletta e
utilizzando il colore che ho scelto dalla mia tavolozza virtuale. Due parametri che entrambi,
nel momento di essere eseguiti, sono simultaneamente tradotti in codice binario e
dunque ripetibili.

Ritornando all'esempio dell'acquerello, se eseguo la stessa pennellata di arancione con lo
strumento acquerello in digitale, posso essere più che sicuro che lo stesso arancione
sarà identico al precedente. Nella realtà digitale ogni interferenza casuale del mondo fisico
è esclusa. Tra le due realtà (digitale e fisica) non ci sono interferenze, sono realtà
completamente isolate.

Nella realtà digitale è solo la casualità materica che però viene esclusa. In effetti quando
utilizzo gli strumenti di disegno digitale, sono libero dalla casualità materica ma posso in
ogni caso sperimentare una nuova casualità: una casualità digitale. Anche con il computer
posso cercare un tono particolare provando molte volte a mischiare pixel, e con questi
tentativi casuali arrivare ad un risultato non programmato. La differenza tra le due
casualità è che la seconda si può ripetere all'infinito, la prima invece è unica e irripetibile.
L'aspetto rivoluzionario di tutto ciò è che la nuova casualità digitale è ripetibile, in questo
caso la casualità è stata ingabbiata dai numeri, non è più effimera e sfuggente come
prima....

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