lunedì 22 agosto 2011

Le immagini digitali: immagini fluide

Una nuova aggiunta alle altre precedenti: il tema è la fluidità delle immagini digitali. Un concetto che mi sono inventato per descrivere molte cose interessanti sugli e-drawing. Buona lettura





E-drawing: immagini fluide





Immagini fluide, questa è un altra caratteristica molto importante delle immagini digitali. Cosa intendo per fluidità delle immagini? Mi riferisco a due proprietà interessanti, la prima è la possibilità di intervenire direttamente su un immagine acquisita per modificarla, la seconda proprietà è quella che Lev Manovich nel suo saggio  "Soft Culture"  definisce: "... Progettazione crossmediale" cioè quella facoltà per un immagine di essere usufruibile da diversi media senza doverla  "ricodificare" nei lori singoli codici. Cercherò di essere più chiaro con dei semplici esempi.
Per evitare equivoci inizio a distinguere le definizioni di dinamismo o animazione da fluidità. Un'animazione è una serie di immagini che ricreano il movimento, ma i singoli "frame" sono in ogni caso dei disegni immobili, creati dalla fantasia di un creativo e messi in sequenza, cioè in animazione. Una soluzione abbastanza datata,  nata appunto ai primi del '900 e definita " cartoni animati".
Con fluidità invece intendo la possibilità di manipolazione di una o più immagini la cui fonte è esterna alla creatività di colui che crea immagini. Prima delle immagini digitali, un autore aveva  la possibilità di ispirarsi ad altre immagini esistenti, per esempio da una fotografia, ma la sua possibilità di intervento era limitata o a copiare a mano libera oppure a ricalcare la parte interessata. Il famoso "collage" utilizzato anche in opere artistiche è appunto il tentativo da parte di un  autore di utilizzare immagini già esistenti e inserirle in un nuovo contesto visivo. Ora con la realtà digitale è entrata in scena la possibilità di intervenire in maniera nuova su un'immagine già esistente. Di fatto, con la traduzione numerica delle immagini, ogni tipo di immagine è sempre "aperta" ad ogni ulteriore intervento. Per esempio con il mio software Painter ho a disposizione degli strumenti che addirittura possono diluire, come  se utilizzassi un pennello, i colori di una foto e dargli così  un aspetto acquerellato, oppure estrapolare diversi parti di immagini ed assemblarle in una unica immagine e con appositi filtri trasformarla in una immagine pittorica. Il messaggio visivo è appunto diventato fluido, non è più rigido e incollato al suo supporto. Si potrebbe definire questa qualità come una fluidità compositiva.
Quando una immagine viene digitalizzata o nasce direttamente in digitale, di fatto è un immagine composta da pixel, una realtà numerica astratta da qualsiasi supporto e dunque manipolabile direttamente dal software.
La seconda qualità fluida è appunto quella descritta da Manovich, e cioè la possibilità di un immagine nata in digitale di essere adatta alla lettura su altri media senza dover essere filtrata da altri congegni, appunto una crossmedialità. Nell'era predigitale, quando un creatore di immagini imprimeva il suo elaborato su un supporto cartaceo, per essere stampato doveva essere fotografato e di fatto filtrato una prima volta  da una macchina che, anche se fedele, cambiava i parametri originali, e successivamente di nuovo veniva filtrato dal procedimento di stampa.
La stessa situazione la si può intravedere anche quando un immagine materica deve essere trasmessa in un media. Anche in questo caso la cinepresa è un filtro che rielabora l'immagine per poi poterla trasmettere e l'apparecchio televisivo a sua volta è un altro filtro interpretativo. Un immagine digitale invece già nasce adatta per ogni tipo di media digitale, la sua struttura algoritmica la dispone con lo stesso linguaggio dei media digitali. Anche in questo si può usare il concetto di  fluidità per descrivere questa caratteristica di passare da un medium ad un altro senza dovere essere reinterpretata.
Ma esistono altri parametri incorporati ad un immagine. Sono caratteristiche  dell'immagine che erano rigide e che con il progresso tecnologico sono diventate fluide.
Per esempio i primi graffiti sulle pareti delle caverne erano informazioni visive che il suo creatore lanciava alla divinità (destinatario) utilizzando la terra d'ocra per eseguirle e la parete  come supporto (medium) per fissarle nel tempo (dimensione temporale)  e averle così sempre a disposizione nei giorni successivi. Era inamovibile perchè fissata sulla parete di una caverna (dimensione spaziale).
I parametri che ho descritto in questo esempio  sono dunque diversi, vediamo quali:



       D ( destinatario)
M (medium)
S ( spazio)
t (tempo)




Parametri che all'inizio delle comunicazione umana erano rigidi e indipendenti tra di loro e con caratteristiche simili. Per esempio una volta disegnata l'immagine in un dato  spazio della caverna, la sua dimensione spaziale (S)  era fissata una volta per tutte. Anche il tempo (t) della sua potenza comunicativa era legata all'esistenza della parete della caverna o alla sua sovrapposizione con un'altra immagine. Dunque erano parametri rigidi, l'unica  eccezione era D che poteva avere una  variabile,  e dunque una caratteristica fluida, infatti  il destinatario di una immagine poteva essere singolo o plurale. Colui che eseguiva il disegno poteva avere l'intenzione di mandare il suo messaggio ad una divinità,oppure rivolgersi a tutta la tribù per recapitare un messaggio di fede. Si potrebbe rinominarlo  D(n) dove n è il numero variabile dei destinatari.
Nelle   epoche successive però con l'invenzione delle tavolette d'argilla, del papiro e successivamente della carta,  si verificò una prima grande rivoluzione tecnologica:  due parametri si sommarono tra di loro , la dimensione spaziale (S)  fu inglobata nel suo medium (S+M), con il risultato di un unico oggetto (tavoletta, rotolo, libro) che poteva spostarsi nello spazio. L'informazione visiva da fissa iniziava a camminare per lo spazio grazie a diversi vettori che generalmente coincidono con l'uomo stesso e i suoi mezzi di trasporto. Anche in questo caso da un aspetto rigido si può interpretare questo cambiamento in un aspetto fluido.
Come ho descritto nei capitoli precedenti con la comparsa delle immagini digitali anche i parametri dello Spazio e del Tempo si sono rivoluzionati e anche queste categorie il loro aspetto  rigido lo si può interpretare ora come fluido.

















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