mercoledì 27 luglio 2011

Tempo e immagini: un rapporto strutturale

Edito un'altra aggiunta al libro e-drawing. Mi sembra un buon spunto per uno scambio di riflessioni, chiaramente a chi può interessare e approfondire. Che ne dite?.... una buona lettura sotto l'ombrellone, a presto.


Tempo e immagini: un rapporto strutturale



La realtà è un continuo fluire, come già gli antichi greci ci hanno insegnato nel loro famoso
postulato "panta rei". E in effetti ogni momento della nostra realtà è differente sia da
quello precedente che da quello futuro. Un continuo rimescolarsi e ridefinirsi di aggregati
di atomi. Noi stessi non siamo gli stessi di alcuni secondi fa. Di fronte a questo continuo
cambiamento però, noi umani abbiamo inventato un mezzo per fermare il flusso temporale
ricombinante della materia in quel dato momento: sono le immagini. La fotografia, per
esempio, la si può interpretare come un fissaggio su carta dei segnali luminosi che la
materia emette in presenza di una fonte di luce.

Spingendosi ancora più a fondo nella riflessione, direi che un'immagine è un rallentamento
del tempo di un fluire di agglomerati di atomi per mezzo di altri atomi su un supporto.
Una fotografia registra un dato momento del fluire della materia su un supporto, che in
ogni caso è costituito sempre di materia che a sua volta cambia (deterioramento del
materiale). Questo suo cambiamento però è molto più lento e non in accordo con il fluire
reale, in confronto la velocità dello scorrere della realtà è molto diverso. La velocità
dell'attimo presente è fulminea, il deterioramento di una immagine fotografata è molto più
graduale.

L'uomo ha sempre cercato di fermare il tempo con le immagini, un esigenza dovuta alla
naturale paura della morte o meglio ancora la paura di non essere ricordati, di essere
"resettati". I monumenti colossali delle figure dei faraoni e di tutti i potenti della storia sono
il tentativo di fermare il loro tempo con un trucco, appunto, con le loro immagini registrate
su una materia più lenta nel cambiare e dunque nello sparire nel non essere (la pietra, il
marmo, il bronzo o il colore sulla tela).
Ma la differenza sottile tra una immagine che ferma un determinato momento eseguita
con una macchina e un'immagine disegnata è proprio la mente umana stessa. Una
immagine fotografata è una registrazione meccanica, una disegnata è l'interpretazione
della realtà che il cervello dell'autore elabora e che registra su un supporto grazie alla sua
capacità manuale.

Dunque la mente è un filtro della realtà percepita in quel dato momento e che nel caso
venga registrato su un supporto prende l'aspetto di una immagine.
Un immagine disegnata è un rallentamento del tempo registrata su un supporto. Il nostro
cervello percepisce continuamente gli stimoli esterni della realtà e li traduce in impulsi
neuronali, li interpreta e li memorizza. Ad alcuni soggetti con particolari doti manuali
acquisite nel tempo, se quel dato momento della realtà crea emozioni particolari, essi
possono decidere oltre che a memorizzarli in se stessi, di registrarli su supporti fisici. È
così che nasce l'esigenza di creare un'immagine.
L'abilità di produrre immagini è iniziata appunto nel volere 'fermare' gli stimoli esterni della
realtà. Successivamente raffinando sia la mente che la tecnica di riproduzione delle
immagini, l'uomo ha anche cercato di fermare i propri pensieri 'interni', i propri sogni, la
realtà astratta della propria mente, la sua fantasia.

Ma l'aspetto più interessante di tutto questo discorso è il fattore tempo imprigionato nel
supporto usato per fermare la realtà. Fino ad oggi infatti, ogni supporto per un'immagine
usato dall'uomo per fermare, anzi per rallentare il tempo della realtà in quel dato momento,
ha, a sua volta, il destino di fluire verso il non essere, e cioè il suo degrado fisico. Tutta la
materia fisica è in continuo cambiamento, niente è immutabile, tutto scorre, appunto
"panta rei" . Come accennavo all'inizio, creando un immagine non si ferma il tempo di
quel momento su un supporto materico ma soltanto lo si rallenta, unendolo al
deperimento materiale di quel dato supporto. Ora, con la realtà digitale, il paradigma
millenario delle immagini create dall'uomo cambia, e con esso anche il fattore del tempo
incorporato ad esse.

Un immagine digitale non ha più un supporto materico unico per esprimersi e ripetere quel
dato momento. Un immagine digitale non è più ancorata alla materia ma è di fatto tradotta
in un algoritmo matematico, riproducibile in ogni momento su macchine sostituibili nel
tempo. Un algoritmo non deperisce, ha lo stesso tempo dell'esistenza dell'umanità che è in
grado di leggerlo. Forse si può azzardare a dire che finalmente il tempo della realtà
registrato in un immagine coincide ora con il tempo della esistenza dell'umanità.

Nessun commento:

Posta un commento